Sambin si difende ma resta dentro

L’uomo accusato di rifornire di esplosivo la banda dei bancomat non ha convinto il giudice
Di Carlo Bellotto
BELLOTTO - SEQUESTRO ESPLOSIVI DAI CARABINIERI. BALDAN SILVIO
BELLOTTO - SEQUESTRO ESPLOSIVI DAI CARABINIERI. BALDAN SILVIO

CAMPONOGARA. Si è difeso, cercando di sminuire le contestazioni che la procura gli muove, Stefano Sambin, il 41enne costruttore edile, accusato di detenzione illegale di esplosivi, ordigni bellici e munizionamento. Ieri mattina l’uomo, residente in via Monte Grappa ad Arzerello di Piove di Sacco è stato interrogato dal giudice Lara Fortuna nell’udienza di convalida, assistito dall’avvocato Cristina Torin.

Evidentemente però non ha coinvolto il giudice, visto che ha disposto la custodia cautelare in carcere, quindi l’esperto di armi, resta in cella al Due Palazzi, come richiesto dal pubblico ministero Daniela Randolo. I carabinieri della Compagnia di Piove di Sacco erano arrivati a lui dopo aver indagato su altre due persone. Recuperavano reperti della Prima Guerra mondiale per ricavarne esplosivo da vendere nel mercato nero a bande di malviventi. Sambin all’esterno della propria casa, dentro ad un container, conservava 11 chilogrammi di esplosivo di grande potenzialità, chiamato ecrasite, proiettili per cannone della Prima Guerra, granate, bombe a mano, cartucce da contraerea, detonatori. Le indagini sono poi proseguite all’interno della ditta Biotto di Camponogara autorizzata alla rimozione di reperti bellici dove lavorava Silvio Baldan, 51enne della zona, colpevole di cedere a Sambin alcuni degli esplosivi rimossi. Denunciati anche un veneziano e due padovani che avrebbero aiutato i due a tagliare e lavorare gli ordigni per ricavarne l'esplosivo.

Baldan all’oscuro dei propri titolari, teneva per sè alcuni proiettili e bombe. Non certo per collezionarli. Poteva contare sull’aiuto e sulla professionalità di Sambin che apriva le bombe con facilità e recuperava l’esplosivo - perfettamente conservato - che poi evidentemente era pronto per la vendita alla malavita locale per far saltare in aria sportelli bancomat. Questa è l’accusa dei carabinieri e della procura. Sono in corso ulteriori accertamenti per cercare di capire chi sono stati gli acquirenti dell’eplosivo.

«Questa è un’operazione di grandissimo significato, perché i carabinieri hanno tagliato al nemico i collegamenti con le retrovie e le forniture. Chissà quanti crimini si sarebbero potuti commettere con quei quaranta chili di esplosivo»: con queste parole il presidente della giunta Luca Zaia si congratula con i carabinieri di Piove di Sacco per il sequestro dell’ingente quantitativo di materiale esplosivo che ha portato anche all’arresto di due persone e alla denuncia di altre. «Da qui a immaginare assalti ai bancomat o colpi ancora peggiori» aggiunge Zaia, «il passo è breve e per questo, in una volta sola, sono stati evitati un gran numero di crimini. Un gran bel successo» ribadisce il governatore, «che dimostra una volta di più quanta abnegazione ci sia in questi tutori dell’ordine, in azione con pochi uomini e mezzi, ma capaci di vincere molte battaglie. Mi chiedo quanti più delinquenti potrebbero essere presi se solo le nostre forze dell’ordine fossero in numero maggiore, meglio equipaggiate e supportate dall’esercito nel presidio del territorio, in modo da essere più libere nelle attività investigative». Infine il civico di via Cavour 121 riportato ieri in conferenza stampa dagli inquirenti, è sbagliato.

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