Salvini annuncia: «Svuoteremo la base di Cona», Panfilio non si fida
CONA. «Il centro per immigrati di Cona sarà progressivamente svuotato e prevediamo di cessare l’attività di quello di Bagnoli». L’annuncio del ministro dell’Interno, Matteo Salvini, è arrivato ieri dall’autodromo di Monza, una promessa che suona come la volontà disinnescare una bomba ad orologeria scoppiata già troppe volte in questi ultimi tre anni e dare un segno tangibile di un cambio di rotta nei giorni dell’inchiesta sulla gestione dell’accoglienza in Veneto.
Alberto Panfilio, il sindaco di Cona e della frazione di Conetta, paesino di 90 anime che nel recente passato ha contato ben 17 migranti per abitante, sta alla finestra e aspetta: ai proclami non creda più molto. Anzi per nulla. «Chissà se questo orientamento politico verrà disatteso o mantenuto» domanda il primo cittadino, «una cosa è certa: a breve capiremo di che pasta sono fatti». Per ora, secondo Panfilio, le premesse non sono buone.
«Due giorni fa Salvini dal vivo, alla festa della Lega a Conselve, aveva dichiarato testuale che a giorni ci sarebbe stato il dimezzamento di Cona e un successivo svuotamento. Di fatto, sembra invece che abbia già modificato il suo pensiero, visto che per prima cosa ha omesso di nominare il dimezzamento in pochi giorni annunciato solo 48 ore prima, inoltre non parla della chiusura completa di Cona, ma di quella di Bagnoli. Questa dichiarazione è molto sospetta e rispecchia quanto già mi frullava in testa in funzione del fatto che a Cona qualcuno ha vinto un bando, e soprattutto che per svuotare la base bisogna spostare 495 persone». «Conetta si svuota in tre giorni», insiste, «l’accoglienza diffusa nella nostra Regione, in Emilia Romangna, Marche e Lombardia può assicurare la chiusura immediata, ma serve la volontà. Ho dubbi ed è lecito averli visto che finora il ministro non è stato di aiuto, così come non lo sono stati i precedenti governi. Si badi bene che la chiusura non deve essere fatta per il sindaco Panfilio, ma è dovuta a quella percentuale enorme di cittadini del comune di Cona che hanno votato Lega in funzione di promesse sempre rimaste tali». Chi plaude al ministro leghista, è il governatore della Regione, Luca Zaia: «Finalmente qualcuno mette il coperchio a quel bidone di illegalità che era ed è il business dei finti profughi», commenta. «Ringraziamo chi riesce a liberare le comunità venete da una ipoteca pesantissima».
Panfilio, tra l’altro, nei giorni scorsi, è stato tirato in mezzo alle intercettazioni telefoniche dell’inchiesta padovana, dove viene definito un «rompi scatole» da Simone Borile della Edeco e dall’ex prefetto di Venezia Domenico Cuttaia. «Sono orgoglioso di essere stato definito così, lo facevo per difendere la dignità e la civiltà di tutte le persone, che fossero i miei cittadini di Conetta o fossero i migranti stessi», si sfoga. «Mi sono trovato fianco a fianco ai migranti per combattere per valori quali la dignità, il rispetto, la civiltà. Non sono inquadrabile, e ciò rendeva difficile omologarmi agli speculatori, io non potrò mai stare con chi tratta male chi è in difficoltà. Oggi la rabbia maggiore non è leggere che signori che rispondono al nome di Cuttaia e Borile dicessero così, ma essere stato accusato da molti di essere in combutta con loro, ferendomi, facendomi del male. Ho tenuto botta, ho resistito di fronte a tutti coloro che per salvaguardare i proprio Comuni dicevano che i migranti li avevo voluti, magari per fare carriera politica. Una mistificazione della mistificazione». Panfilio torna indietro a quando la base è stata aperta e ripercorre gli anni più difficili. «Le cose sono cambiate solo quando è arrivato il prefetto Carlo Boffi, l’unico che ha risposto per le rime a questi personaggi.
I social mi hanno linciato, Salvini e i suoi accoliti me ne hanno dette di tutti i colori, mi hanno offeso perché faceva comodo, Cona faceva comodo a tutti e specialmente all’inadeguatezza governativa». Prosegue: «La politica qui non c’entra, sono stati i grandi burocrati che hanno preso il posto della politica, quando è stata creata la base a capo de governo c’era Renzi al quale dei migranti interessava nulla, aveva altri obiettivi. Così è successo che in provincia di Venezia Simone Borile fosse non solo consulente di Ecofficina ma di fatto della Prefettura. La controprova sta nel fatto che cambiato il prefetto, è cambiato il bando e non ha più vinto Edeco Ecofficina, è lapalissiano». Poi conclude: «Cuttaia e Borile sono due pedine, ma sono in tanti che devono chiedermi scusa, per primi i mistificatori. La colpa più grande ce l’ha chi ha creato quel magazzino mangia vite, il soggetto consulente che ha dettato le regole alla prefettura». —
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