Salviato: «Ho avuto paura di morire»

Il tecnico di Martellago ha raccontato a Trebaseleghe i suoi 243 giorni di prigionia in Libia
POLETTO INCONTRO PUBBLICO SALVIATO TREBASELEGHE
POLETTO INCONTRO PUBBLICO SALVIATO TREBASELEGHE

TREBASELEGHE. «Amore so libero!» queste le prime parole al telefono con la moglie Maria che un funzionario della Farnesina aveva chiamato poco prima di far salire Gianluca Salviato sull’aereo per l’Italia. Un auditorium stracolmo si è commosso quando l’altra sera, Gianluca Salviato ha raccontato i terribili 243 giorni di prigionia e gli indimenticabili frangenti della liberazione. «All’improvviso, il sabato pomeriggio sono entrati in otto persone incappucciate nella stanza in cui ero recluso da otto mesi e urlando mi hanno detto “Luca free”! Subito non mi sono reso conto, poi quando ho visto una persona senza cappuccio che mi portava via ho pensato «è finita, stavolta mi fanno fuori».

Invece, la prima persona non incappucciata dopo 243 giorni era proprio uno dei liberatori, evidentemente un uomo dei servizi libici che aveva imparato 3 parole: “Luca sei libero”. «Da quel momento», continua Salviato. «ho capito e mi hanno fatto salire su una macchina scortata e percorrendo circa 300 km in due ore siamo arrivati da Derna a Tobruk dove mi hanno accolto quasi come una personalità.

«Sono solo un capo cantiere», continuavo a dire io, «con la caratteristica r arrotata dei veneziani che il tecnico non ha certo perso durante il periodo di prigionia, «mentre mi portavano una scaloppina alla pizzaiola, con champagne, vino rosso».

Parte dalla fine dell’incubo il racconto di Gianluca Salviato accolto dalla sua canzone preferita “Beautiful day” e da un applauso commosso. Gran regista della serata il sindaco di Trebaseleghe, che ha organizzato tutto, canzoni comprese, con la cantante Donatella Marcon che ha regalato a Maria e Gianluca, “Vita spericolata” di Vasco Rossi e “Per te” di Jovanotti. Salviato ha raccontato, per sommi capi, la sua prigionia. Così, dal sequestro fuori dal bar, al kalasnikov puntato alla tempia, dalla spogliazione, alla tunica, dalla tuta usata per otto mesi senza mai poterla lavare, alla stanza 4x4 senza luce dove era rinchiuso, dalla biancheria recuperata in discarica ai cuscini fetidi, dal montone da tagliare con il cucchiaio fino alle due uova ogni mattina. (f.zu.)

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