Salvan condannato a 9 anni e 4 mesi
DOLO. Erano stati arrestati il 9 ottobre 2015 in attesa di entrare nella Banca di Credito Cooperativo di Sant’Elena a Villatora di Saonara, in provincia di Padova. Non come clienti, ma per fare una rapina. Ieri mattina è arrivata la condanna per Ercole Salvan, 54 anni originario di Santa Maria di Sala, ricoverato nel centro clinico del carcere di Parma per le sue condizioni di salute, e per Silvano Noventa, 60, di Legnaro, agli arresti domiciliari, entrambi un tempo legati alla mala del Brenta di Felice Maniero: il tribunale di Padova ha inflitto al primo 9 anni, 4 mesi e una multa di 11.500 euro; al secondo 7 anni, 6 mesi e 7.800 euro di multa. Accolta la richiesta di condanna del pubblico ministero Maria D’Arpa.
Le difese erano affidate ai legali Leopoldo Giori e Annamaria Alborghetti.
Già condannato con rito abbreviato il terzo complice, il veneziano Manuel Da Gonfo, 36enne di San Donà di Piave, anche lui finito in manette il 9 ottobre di quasi un anno fa.
Quel giorno i tre avevano pianificato l’assalto nella filiale di prima mattina, alle 8.30, orario in cui i dipendenti inseriscono il danaro negli sportelli bancomat svuotati durante il fine settimana.
Armati di pistole (una Beretta calibro 9,21 con matricola abrasa, un’Astra A/80 e una semiautomatica 7,65, tutte con i colpi in canna), erano attrezzati con passamontagna e abiti di ricambio per evitare il riconoscimento, in più avevano una targa risultata rubata e un coltello.
Da settimane De Gonfo era pedinato dalla Squadra mobile di Pordenone che stava indagando sulla rapina avvenuta in un’abitazione del Friuli. Il 9 ottobre i poliziotti si erano allarmati vedendolo uscire di casa in auto alle 6, dirigersi a San Donà di Piave poi a Fossalta di Portogruaro dove avrebbe eseguito un sopralluogo su potenziali obiettivi
Intorno alle 8 l’arrivo a Villatora: qui aveva parcheggiato nel piazzale a due passi dalla filiale del Credito Cooperativo per cambiarsi i vestiti. Poco dopo era stato raggiunto da Noventa e Salvan, in sella a una moto.
A quel punto è scattato il blitz della polizia: i tre banditi vennero immobilizzati, bloccati a terra e ammanettati. Spregiudicati e disposti a tutto, c’era il timore che potessero sparare.
Una decina di giorni più tardi Salvan ottenne gli arresti domiciliari a causa delle precarie condizioni di salute. Il 21 luglio 2010 la Corte d’Assise d’appello di Padova aveva assolto Salvan (sempre difeso dall’avvocato Giori) per l’assalto al blindato di North East Service messo a segno il 21 ottobre 1987 lungo l'A/13, a Boara Pisani e costato la vita al giovane camionista Gianni Nardini, 25 anni di Pocenia, in provincia di Udine, ucciso dal fuoco “amico” durante la sparatoria tra banditi e agenti della Polstrada.
Il pregiudicato veneziano ha tuttora un proiettile nel gluteo: allora i giudici disposero una perizia coattiva per accertare se il calibro del proiettile corrispondesse a uno di quelli esplosi durante la sparatoria. Esito negativo e assoluzione garantita.
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