Salva Venezia, pressing su Renzi: il Municipio è ancora occupato
VENEZIA. Matteo Renzi riflette in queste ore sul caso Venezia, pressato da più parti per un intervento a favore della città - e consapevole anche del danno che verrebbe in caso contrario anche al suo partito, il Pd, a Venezia, a pochi mesi dalle nuove elezioni amministrative - ma i margini per la presentazione di un emendamento del Governo al decreto Milleproroghe che salvi gli stipendi dei dipendenti comunali dalla tagliola imposta dallo sforamento del Patto di Stabilità restano molto ridotti. Perché - ha detto anche l’altra notte il presidente del Consiglio, pur euforico alla Camera per il primo via libera alla riforma costituzionale, a parlamentari e sottosegretari - il problema è soprattutto politico, visto che ci sono molti altri Comuni nelle stesse condizioni di quello di Venezia, per cui il Governo ha già previsto di non fare eccezioni.
Il punto di non ritorno, comunque, è quello di domani. Se per quella data il Governo non avrà formalizzato l’emendamento Salva Venezia al decreto Milleproroghe, sarà troppo tardi, perché poi il decreto arriverà alla Camera per la conversione tra martedì e mercoledì e su di esso verrà posta la fiducia. Decadrà dunque automaticamente anche l’emendamento parlamentare Salva Venezia presentato in questi giorni da Scelta Civica e la strada per il blocco della retribuzione integrativa dei tremila comunali sarà segnata.
Il fatto che Renzi, ancora l’altra notte, non avesse chiara la situazione del Comune di Venezia e dei motivi dello sforamento - legato anche alla penalizzazione ingiusta per introiti come quelli della Legge speciale e del Casinò che, nella misura di qualche anno fa, non percepisce più - fa capire come sia stata malgestita tutta la partita dell’emendamento pro Venezia in questi mesi. Non a caso, evidentemente imbarazzati, tengono le bocche cucite in queste ore i due sottosegretari veneziani all’Economia Pier Paolo Baretta ed Enrico Zanetti che avevano seguito tutta la vicenda dell’emendamento e il fatto che a premere sul Governo per ottenerlo non ci fosse più un sindaco - come lo scorso anno con Giorgio Orsoni quando Venezia ottenne l’attenuazione delle penalità per lo sforamento del Patto - ma un commissario prefettizio come Vittorio Zappalorto che ha fatto tutto il possibile per non disturbare chi lo ha nominato, ha evidentemente avuto un grosso peso. Lo stesso sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Graziano Delrio, che aveva già dato garanzie a Zappalorto sul provvedimento, ora insiste su Renzi per l’inserimento dell’emendamento, ma rischia di essere troppo tardi.
Intanto prosegue l’occupazione del Municipio da parte dei dipendenti comunali, che proseguirà almeno sino a domani, con Ca’ Farsetti oggi anche aperto a famiglie e bambini. Fissato anche un calendario di iniziative e mobilitazioni dei prossimi giorni, di cui riferiamo a parte e di cui la più importante è certamente la riunione con i parlamentari veneziani prevista per domani, per sensibilizzarli in vista del voto in Parlamento sul decreto Milleproroghe.
Ieri le Rappresentanze sindacali unitarie dei dipendenti comunali, con Cgil, Cisl, Uil, Casa e Diccap hanno diffuso un comunicato unitario sui possibile effetti dello sforamento del Patto di stabilità. «Le penalizzazioni previste sono profondamente inique», si legge, «e portano al blocco dell’occupazione, alla perdita del salario dei lavoratori e compromettono la situazione di bilancio dell’ente con ricadute pesantissime sulla qualità e quantità dei servizi ai cittadini. Abbiamo affrontato questa nuova emergenza e avevamo avuto garanzia dal Governo che la soluzione si sarebbe trovata prorogando una norma nel decreto Milleproroghe, assicurazione che aveva avuto anche il commissario straordinario. In queste ultime ore abbiamo appreso con sgomento che il Governo non aveva intenzione di approvare l’emendamento concordato. Ci sentiamo traditi e non comprendiamo come il Governo non colga la gravità di questa scelta prima di tutto nei confronti della città».
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