Salva Venezia nel caos, al Senato è un’altra fumata nera
VENEZIA. Il “Salva Venezia” è nel caos, in una giornata parlamentare convulsa. Il disegno di legge che metterebbe il Comune, e soprattutto i dipendenti comunali, al riparo dai pesanti tagli alle retribuzioni previsti dallo sforamento del Patto di stabilità del 2013 è stato prima affossato dalla decisione del Movimento Cinque Stelle di non approvarlo in sede deliberante in commissione Bilancio del Senato, evitandogli così i ritardi e i rischi del dibattito parlamentare, allungandone i tempi. Poi il ripensamento, anche in seguito all’incontro che i parlamentari veneziani, tra cui Marco Da Villa del Movimento di Grillo, hanno avuto ieri con la delegazione di sindacati e dipendenti comunali che si è recata ieri a Roma proprio per chiedere un’approvazione celere della misura a Presidenza del Consiglio e Parlamento.
«Il disegno di legge dovrebbe essere esaminato in commissione oggi», commenta il senatore del Pd, Felice Casson, che ha visto i comunali con il capogruppo al Senato Luigi Zanda, «e se la sede deliberante dovesse essere approvata, potrebbe andare alla Camera tra martedì e mercoledì. Se anche la presidenza della Camera e i partiti accetteranno, potrebbe essere votato solo in Commissione e non in aula, e approvato in pochi giorni».
La strada del decreto legge. Non c’è alcuna certezza, però, perché molto dipenderà anche dall’atteggiamento del Movimento Cinque Stelle che ieri in Parlamento con il suo ostruzionismo insieme a quello della Lega ha affossato il decreto “Salva Roma” - a cui inizialmente il “Salva Venezia” era agggregato, prima del no del presidente del Senato, Pietro Grasso - costringendo il goverbo a ritirarli e portando la capitale sull’orlo del commissariamento. Il governo Renzi si è già impegnato a riscriverlo celermente e ci sarebbe, secondo voci parlamentari, la possibilità che anche il “Salva Venezia”, come gli altri emendamenti approvati dal governo e poi “cassati” possa essere recuperato insieme ad esso. «Non è una strada semplice», commenta il deputato veneziano Andrea Martella, «perché un decreto non può essere reiterato e andrebbe dunque, completamente riscritto. È giusto seguire le due strade, quella del disegno di legge e quella del decreto legge, ma la prima appare oggi più concreta».
Dipendenti comunali a Roma. Intensa è stata ieri a Roma anche la giornata della delegazione di sindacati e dipendenti comunali che hanno portato la loro richiesta di aiuto nei palazzi del potere romano, ma ricavando alla fine il senso di una grande incertezza.
«Abbiamo prima incontrato il segretario generale della presidenza del Consiglio, Mauro Bonaretti», commenta il segretario generale della Cgil Funzione pubblica, Sergio Chiloiro, «a cui abbiamo chiesto che il governo recuperi il provvedimento “Salva Venezia” in un decreto legge per fare più presto, e ha preso nota. Poi abbiamo incontrato due delegazioni di parlamentari e senatori veneziani e veneti, che ci hanno illustrato la situazione parlamentare del disegno di legge, sperando che il Movimento Cinque Stelle accetti la sede deliberante perché sia approvato solo in commissione, e non in aula, per fare in fretta e non giocare una battaglia tutta politica sulla pelle dei lavoratori veneziani. Ciò che abbiamo capito è che c’è una situazione di grande incertezza sull’approvazione del provvedimento e nessuno oggi è in grado di garantire se e quando verrà approvato, difficilmente comunque entro il 9 marzo, data prevista perché scattino i tagli agli stipendi dei dipendenti comunali. A questo punto, domani (oggi ndr) ci riuniremo e decideremo iniziative certamente più incisive di quelle seguire finora».
In arrivo, perciò, il rischio di scioperi, blocco degli straordinari e anche interruzione di servizi comunali nei prossimi giorni, se da Roma, al più presto possibile, non arriveranno delle notizie rassicuranti.
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