Sale giochi e videopoker sì, ma lontani 700 metri da scuole e parrocchie

S. Maria di Sala. Il regolamento: giochi elettronici e videopoker dovranno restare a debita distanza dai minori
Un giocatore al videopoker
Un giocatore al videopoker
S. MARIA DI SALA.
Sale giochi, stretta sulle autorizzazioni per l'apertura. D'ora in avanti biliardi, giochi elettronici e videopoker dovranno restare a debita distanza dai minori. Così il Comune prova ad arginare il proliferare di nuove sale sul proprio territorio e dunque anche la dipendenza da gioco dei suoi cittadini, soprattutto i più giovani.

Santa Maria di Sala è infatti il primo comune del Miranese a porre limitazioni all'installazione di apparecchi per intrattenimento in bar e locali. Il nuovo regolamento prevede almeno 200 metri quadrati di superficie minima del locale per aprire una sala giochi. Settecento metri invece la distanza minima da tenere rispetto a scuole, impianti sportivi, luoghi di culto e centri parrocchiali. Ma non è finita. Non si potrà nemmeno utilizzare nell'insegna del locale o in messaggi pubblicitari divulgati in paese termini come «casinò» o simili che richiamino il gioco d'azzardo. «Negli ultimi due anni - spiega il delegato al Commercio Angelo Pegoraro - la crisi economica ha fatto chiudere molti esercizi, ma per alcune tipologie di negozi, come le sale giochi appunto, è accaduto l'esatto contrario. Diverse quelle che hanno aperto i battenti, anche nei nostri centri più piccoli». Un proliferare inaspettato che non conosce crisi dunque, ma che secondo il Comune andava subito regolamentato. Non è solo una questione di autorizzazioni e licenze. Il nuovo regolamento votato dal Consiglio comunale mette bene in chiaro i motivi della nuova delibera: «Flipper, biliardi, ma anche molti giochi di carte e le nuovissime newslot - si legge nel documento - possono portare a fenomeni di degenerazione, con forme di dipendenza che provocano allarme sociale». «Abbiamo voluto mettere dei paletti che garantiscano il rispetto del paese e delle altre attività presenti - continua Pegoraro - ponendo limitazioni alle superfici o sulle distanze minime da tenere rispetto ai luoghi di aggregazione frequentati dai ragazzi, che sono le fasce più a rischio per quanto riguarda la dipendenza da gioco».

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