Safilo, stop per due giorni scongiurati i licenziamenti
SANTA MARIA DI SALA. Sindacati e azienda scongiurano i licenziamenti e le cassintegrazioni alla Safilo di Santa Maria di Sala, ma parte l’operazione che porterà a part time e prepensionamenti per oltre un centinaio di persone assunte a tempo indeterminato. Alla Safilo di Santa Maria di Sala in via Noalese vi lavorano complessivamente oltre 600 operai. Sono stati annunciati esuberi per quasi 350 persone. Lo scorso aprile l’azienda aveva dichiarato di voler produrre entro il 2020 il 70% dei propri articoli in Italia. Gli esuberi nelle sedi italiane sono: 38 a Padova, 206 addetti alla produzione a Longarone dove nell’aprile 2017 non era stato rinnovato il contratto a 67 lavoratori interinali) e altri 100 a Santa Maria di Sala in provincia di Venezia, che già aveva perso 61 addetti a tempo determinato nel periodo pre– natalizio, a cui non era stato rinnovato il contratto.
I rappresentanti dei lavoratori hanno così incontrato ieri la direzione della società e l’amministratrice delegata Patrizia Delgado. L’azienda ha però confermato il blocco produttivo del 12 e 13 febbraio con la messa in ferie forzate di tutti i lavoratori e un ulteriore rallentamento produttivo il 23 febbraio. «In data odierna», spiegano in una nota congiunta il segretario provinciale Massimo Meneghetti Femca Cisl e Davide Camuccio della Filctem Cgil si sono incontrati la direzione di Safilo, Femca Cisl, Filctem Cgil, Uiltec Uil e la Rsu del sito di Santa Maria di Sala L’incontro si è tenuto per fare un’analisi della situazione aziendale e per evitare il rischio licenziamenti».
E delle risposte sono arrivate. «L’azienda nel confermare il persistente calo dei volumi produttivi», spiegano i sindacati, «ha aperto a una verifica del piano industriale, ma a livello di coordinamento di gruppo e alla presenza dell’amministratrice delegata Luisa Delgado, verifica che auspichiamo avvenga quanto prima. Nell’incontro di oggi (ieri, ndr) la direzione ha proposto una mobilità infragruppo e su base volontaria, su un maggior ricorso al part time, che superi le percentuali attuali e l’incentivazione all’esodo di eventuali lavoratori vicini alla pensione, a cui mancano massimo 24 mesi di contributi». Poi le note dolenti. “L’azienda – continuano i sindacati – ha confermato le fermate del 12 e 13 febbraio, ipotizzando un possibile ulteriore rallentamento della produzione per il 23 febbraio, data che verrà confermata successivamente». Per finire l’azienda ha chiesto una maggior efficienza delle attività produttive, anche con possibili cambi dei turni, per accelerare internalizzazione di produzioni fatte esternamente. «Il confronto proseguirà», concludono i sindacati, «il 22 febbraio».
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