Safilo, appello dei sindacati «Fermare i licenziamenti»

Cauto ottimismo a Santa Maria di Sala dopo le dimissioni dell’ad Delgado Cisl e Cgil cercano l’incontro con il nuovo amministratore. ll 23 blocco produttivo

SANTA MARIA DI SALA. Ora i sindacati vogliono chiarezza sul futuro della Safilo, dopo che nelle scorse settimane sono stati annunciati 350 esuberi per i siti italiani. I rappresentanti dei dipendenti sperano che con il nuovo amministratore delegato Andrea Trocchia, nominato dopo le improvvise dimissioni per “motivi personali” di Patrizia Delgado, i rapporti volgano al meglio e si evitino in ogni modo i licenziamenti.

Resta confermato intanto il blocco produttivo per il 23 febbraio quando gli operai che verranno messi in ferie forzate, mentre per il 22 della prossima settimana è previsto un incontro con la direzione. Preoccupato della situazione che si è venuta a creare è il segretario provinciale della Femca Cisl, Massimo Meneghetti: «La decisione della Delgado è arrivata come un fulmine a ciel sereno. Ora serve quanto prima un incontro con il nuovo amministratore delegato Andrea Trocchia per capire se c’è continuità di intenti e impegni e se vengono confermati gli investimenti e l’accelerazione delle internalizzazioni delle attività fatte esternamente. Dobbiamo poi comprendere se il confronto per individuare soluzioni alternative ai licenziamenti andrà avanti. Chiaro che se non sarà così la nostra risposta sarà decisa e determinata».

Di fatto si prospettano forme di protesta incisive.

Sulla stessa linea anche la Filtcem Cgil che nelle scorse settimane, con il referente Davide Camuccio, in diverse assemblee aveva chiesto alla stessa Delgado di assumersi le responsabilità per il calo produttivo di oltre il 15 % che si era verificato nell’ultimo anno: «Speriamo che ora i rapporti volgano al meglio e che con il nuovo amministratore delegato si possa intavolare una trattativa che eviti in ogni modo dei licenziamenti».

Nelle scorse settimane sono stati annunciati esuberi per quasi 350 persone in 3 sedi italiane. Lo scorso aprile l’azienda aveva dichiarato di voler produrre entro il 2020 il 70% dei propri articoli in Italia. Gli esuberi nelle sedi italiane sono: 38 a Padova, 206 a Longarone (dove nell’aprile 2017 non era stato rinnovato il contratto a 67 lavoratori interinali) e altri 100 a Santa Maria di Sala, che già aveva perso 61 addetti a tempo determinato nel periodo pre– natalizio.

Per scongiurare i licenziamenti l’azienda ha proposto l’uso di part-time e prepensionamenti incentivati e inoltre ha chiesto un maggior efficientamento delle attività produttive, anche con possibili cambi dei turni, per accelerare internalizzazione di produzioni fatte esternamente. Il 12 e 13 febbraio scorsi la fabbrica di Santa Maria di Sala si è fermata con un blocco produttivo.

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