Ruota panoramica ancora ferma a Sottomarina, è scontro totale

Forza Italia e Lega in campo per la mancata autorizzazione Capon: «Posto sbagliato». Dolfin: «Chi pagherà i danni?»

SOTTOMARINA. La ruota non gira e le polemiche aumentano. In attesa che gli uffici comunali concedano il via libera, tutti si chiedono cosa abbia inceppato il meccanismo e chi abbia scelto una location (demaniale, vincolata e in concessione a un privato) tanto complicata.

A gettare benzina sul fuoco ci pensa l’opposizione. «Stiamo sfiorando il ridicolo», sostiene l’azzurro Beniamino Boscolo Capon, «già a aprile per motivi di lavoro sapevo dell’arrivo della ruota. A metà luglio, la ruota è montata ma non può funzionare, cosa è successo? Mi chiedo perché non sia stata messa all’Isola dell’Unione semplificando di molto l’iter, mi chiedo chi abbia consigliato la zona più delicata della città.

"Per questo iter la palla è passata dal demanio, al commercio, all’urbanistica con un continuo scaricabarile e il silenzio assordante degli assessori di riferimento con l’aggravante che se per chiudere il tutto si concede una deroga da domani tutte le concessioni potranno richiedere varianti e opere imponenti… Ci auguriamo che si trovi la quadra, per il bene dell’imprenditore e del turismo, ma è evidente che l’amministrazione non è stata all’altezza»,

Ancora più duro Marco Dolfin (Lega) che con un accesso agli atti si sta procurando la documentazione per procedere con un esposto alla Procura in caso di irregolarità. «Stanno giocando a palla avvelenata e a qualcuno scoppierà in mano», ironizza Dolfin, «non sono contro la giostra, anzi è una bella opportunità, ma qualcuno ha preso con leggerezza la cosa. La ditta aveva chiesto di metterla all’Isola dell’Unione, ma l’amministrazione ha risposto che si sacrificavano troppi parcheggi, poi ha proposto l’Arena e gli è stato detto di no. La pratica è stata gestita prima dall’ufficio urbanistica che l’aveva bocciata perché serviva il titolo edilizio, poi la ditta ha abbassato i giorni da 120 a 89 e l’iter è ripartito. Ci sono però altri problemi: se si decide di derogare alle norme tecniche del Piano dell’arenile non basta la firma di un dirigente, serve un passaggio in Consiglio, ci sono le distanze dalla diga che cambiano di continuo. Se la ditta chiederà i danni, non dovranno pagare i cittadini, ma chi ha commesso gli errori». —


 

Riproduzione riservata © La Nuova Venezia