Rumori e caos nei locali si rischia anche il carcere
JESOLO. Rischia addirittura il carcere chi sarà responsabile dei rumore e caos nei locali della città. La delibera di giunta che inasprisce le sanzioni ai locali, con l'intervento della polizia locale in base al codice penale adesso potrebbe anche far scattare una rappresaglia degli esercenti di Mazzini Live che minacciano di non finanziare la vigilanza notturna privata. Dietro alla delibera sul disturbo della quiete pubblica, sembra esserci un'iniziativa della Procura della Repubblica, che avrebbe chiesto all’amministrazione comunale di adottare dei provvedimenti a fronte delle numerose denunce per il reato ai sensi dell’articolo 659 del codice penale. «Questo, almeno, stando a quanto ci è stato spiegato dall’assessore Rizzo e dal comandante Vanin lunedì scorso», ricorda il presidente di Mazzini Live Alberto Teso, durante l’incontro con il comitato, «se questo è vero, non possiamo non rilevare che le denunce, trenta, a quanto pare, nella sola estate 2013, sono quelle partite proprio dalla polizia locale. È il cane che si morde la coda: il Comune manda 30 denunce in due mesi in Procura e questa, ovviamente, chiede cosa stia facendo il Comune». E adesso il Comune si preoccupa per l’iniziativa del magistrato. «Un caos originato proprio dal ricorso eccessivo e del tutto ingiustificato», aggiunge, «alla denuncia per disturbo della quiete pubblica, che noi stigmatizziamo da oltre un anno. Già nel luglio dell’anno scorso, infatti, avevamo scritto al sindaco chiedendo un incontro. La denuncia penale deve essere un provvedimento meditato e da applicare solo in presenza di presupposti ben precisi. Se ci sono rumori fastidiosi esiste per il vicino che si sente disturbato la possibilità di fare la causa civile, poi ci sono le sanzioni amministrative. Solo ed esclusivamente nei casi più gravi, quando il disturbo è oggettivamente il danno di un numero indeterminato ed elevato di persone è ammissibile la denuncia penale».
«Con il diritto penale non si scherza», conclude, «l’articolo 659 prevede fino a tre mesi di arresto, le manette, in sostanza. Pensiamo che sono stati denunciati chioschi perché in pieno giorno tenevano la radio troppo alta. E pensiamo, per contro, che nei casi in cui sono stati fatti effettivamente rilievi fonometrici, come alla Capannina, i risultati sono sempre stati negativi. Un guazzabuglio, in sostanza, che ci vede oltremodo preoccupati e critici. I locali sanno riflettendo sulla collaborazione con il Comune: non sappiamo se con un regolamento del genere ci sarà ancora spazio per il servizio delle guardie giurate in piazza, a spese dei locali».
Giovanni Cagnassi
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