Rugby, daspo di due anni al padre-ultrà di Mogliano

Sanzione inflitta al 51enne che a novembre rifilò un pugno all’avversario del figlio  L’episodio in match Under 16 quando un placcaggio scatenò l’ira del genitore

MOGLIANO. Due anni di Daspo per il furioso papà moglianese che lo scorso novembre, durante una partita di rugby Under 16, ha preso parte a un parapiglia tra giocatori colpendo l’avversario del figlio con un pugno al volto.

I fatti risalgono a domenica 19 novembre 2017, campionato giovanile “Elite”, partita concitata, fasi finali di gioco: il placcaggio del Petrarca Padova, squadra di casa, non piace ai giocatori e nemmeno ai sostenitori del Mogliano Rugby. Diverbio, qualche spintone e alla fine la situazione sfugge completamente di mano. La vicenda finisce sul tavolo del giudice sportivo e non solo. L’azione del papà ultrà, un cinquantunenne, viene ripresa dalle telecamere, indaga la Digos.

Ieri il verdetto dalla questura di Padova: divieto di partecipare a manifestazioni sportive per due anni. Di norma, questo genere di misure restrittive, viene riservato ai tifosi violenti delle squadre di calcio. Stavolta tocca al rugby, sport di cui per anni si è coltivato il mito del fairplay, e a una figura genitoriale. Stando alle accuse, il papà ultrà sarebbe intervenuto sferrando un pugno ad un giocatore della squadra avversaria, che nella successiva fuga si sarebbe procurato ulteriori lesioni: mano fratturata, collare e 40 giorni di prognosi.

I fatti di quella “maledetta” domenica di novembre tornano dunque sotto i riflettori. Poche settimane dopo l’accaduto la giustizia sportiva si era espressa così: multa di 1250 euro e squalifica di 6 giorni del campo del rugby Mogliano, sanzioni confermate dalla corte d’appello della Fir, ma contro le quali il presidente Armando Corò ha presentato ricorso. Il rappresentante della società moglianese, ad oggi, considera il caso chiuso: «Gli aspetti societari e sportivi di questa vicenda si sono esauriti da tempo» commenta «la persona in questione non è un nostro tesserato».

Di sicuro il 51enne per due anni non potrà nemmeno essere un supporter del figlio, dagli spalti, durante le partite. La società, all’epoca dei fatti, aveva già preso le distanze con queste parole: «Condanniamo fermamente qualsiasi gesto di violenza» era scritto nella nota ufficiale del 20 novembre «Mogliano Rugby ha da sempre come obiettivo promuovere il rugby attraverso i principi guida che hanno guidato il club dalle sue origini, come ad esempio il rispetto, la correttezza e la lealtà. L’auspicio è che fatti come questi non vanifichino quanto realizzato in 60 anni di storia».

Non è la prima volta che la giustizia ordinaria si confronta con il mondo del rugby moglianese. Un’ulteriore macchia su questo sport (non sulla società) è riconducibile alla vicenda del bullismo di gruppo affrontata nel 2015 dal tribunale minorile di Venezia, che coinvolse proprio l’accademia del rugby di Mogliano.



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