Ruga degli Oresi, stop al ricorso Comune pronto a cambiare piano

Ricorso al Tar sospeso perché il Comune è pronto a fare marcia indietro - sia pure parzialmente - sullo sgombero dei plateatici di Ruga degli Oresi. Ieri al Tribunale amministrativo regionale del Veneto si doveva discutere dei ricorsi presentati dai legali dei titolari delle 35 attività commerciali dell’area realtina contro il Comune che - in base al nuovo regolamento emesso recependo le direttive dell’ex soprintendente ai Beni Architettonici e Paesaggistici di Venezia Renata Codello - chiede entro il 10 aprile lo sgombero delle pedane in legno che ampliano le aree commerciali sulla pubblica via. Si doveva discutere in particolare la richiesta di sospensiva del provvedimento.
Ma è stata l’Avvocatura Civica del Comune ieri a chiedere ai giudici di non pronunciarsi e di sospendere l’ordinanza, aggiornandosi al 20 aprile, perché il piano per Ruga degli Oresi starebbe per cambiare venendo in parte incontro alle richieste dei commercianti. Il Tar ha preso atto e ha accettato e così l’avvocato Paolo Bettiol a nome della maggior parte dei ricorrenti. L’8 aprile dovrebbe tenersi un nuovo incontro in Comune con il subcommissario Sergio Pomponio e i rappresentanti dei commercianti - invitati a presentare un progetto alternativo che possa soddisfare anche le esigenze di decoro dell’amministrazione e della Soprintendenza.
L'idea è quella di ridurre il meno possibile la superficie del plateatico, cercando di eliminare però le pedane e aprendo - ove possibile - l'accesso al pubblico dalla parte posteriore che dà nel Sotoportego. C’è da dire che la disponibilità a trattare del Comune - inizialmente negata, rifiutando ogni richiesta di mediazione - nasce anche dalla possibilità concreta che il Tar dia torto all’Amministrazione. Era emerso infatti un retroscena importante su come si fosse arrivati al provvedimento emesso dall’architetto Codello e sulle contrarietà rispetto ad esso - nella forma in cui era stato notificato al Comune - espresse allo stesso dirigente, dall'allora direttore regionale per i Beni Culturali del Veneto Ugo Soragni, rispetto alla sua specifica richiesta. Poco dopo la sua partenza, a fine dicembre, il soprintendente avrebbe firmato l'ordine di sgombero dei 36 banchi che hanno da molti anni la concessione con effetto immediato, visto che il 31 dicembre scadevano le occupazioni di suolo pubblico.
Un provvedimento d'imperio dunque della Soprintendenza che però, secondo quanto scriveva l'architetto Soragni, sarebbe stato, in questa forma, illegittimo. Serviva un concerto effettivo con il Comune e non solo l’adeguamento alle richieste della Soprintendenza e lo stesso Soragni aggiungeva che «provvederà ad attivarsi al fine di accertare se vi siano le condizioni per addivenire ad un'intesa con il Comune di Venezia...volta a ripristinare il decoro dell'area in oggetto». Soragni comunicava inoltre a Codello «l'inopportunità di procedere, con riferimento alle concessioni di prossima scadenza, alla revoca». Come invece poi è avvenuto.
Enrico Tantucci
©RIPRODUZIONE RISERVATA
Riproduzione riservata © La Nuova Venezia