Rubò il tricolore, sette mesi all’editore venetista Gardin
VENEZIA. Sette mesi di reclusione per aver rubato (anche se poi restituito, lavato e stirato) il tricolore issato sul palo della Scuola grande San Giovanni Evangelista. A tanto, ieri, la giudice Sara Natto ha condannato Albert Gardin, editore, presidente del Governo Veneto, che considera il trattato di Campoformio un atto illegittimo e l’annessione al Regno d’Italia una barbarie: due anni fa, ai tempi delle celebrazioni per i 150 anni d’Italia, Gardin aveva “ammainato” la bandiera italiana, come atto di protesta.
Un furto bell’e buono, per il pm Massimo Michelozzi, che ci è andato pesante, chiedendo una condanna a 4 anni di reclusione, «per le motivazioni gravi di un furto non certo dettato da stato di necessità». La giudice Natto ha ricondotto il tutto ad un semplice furto, riconoscendo attenuanti generiche e sospensione della pena. «Non mi aspettavo certo un’assoluzione, anzi: non sono né contento né scontento, semplicemente non riconosco la giustizia italiana», commenta al termine Gardin, che venerdì alle 18, convoca i venetisti sotto il pilo per «la commemorazione del sequestro della bandiera».
«In 14 anni di processi ai Serenissimi, mi ho visto molti atteggiamenti politici dei giudici: mi aspettavo di tutto», commenta l’avvocato difensore Renzo Fogliata, «ma la giudice Natto è magistrato serio e che si attiene al codice. Noi da parte nostra avevamo chiesto l’assoluzione, perché non c’è stato danno patrimoniale». Gardin dovrà anche rimborsare 600 euro alla Scuola Grande.
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