Rubati gli oggetti smarriti poliziotto condannato
Tre anni e 9 mesi di reclusione: a tanto, ieri, i giudici del Tribunale di Venezia (presidente Stefano Manduzio) hanno condannato per peculato Fabio Molena, all’epoca dei fatti ispettore di Polizia in forze all'aeroporto di Tessera. Il pubblico ministero Stefano Buccini aveva chiesto una condanna a 4 anni e mezzo. L’accusa? Essersi impossessato di una serie di beni smarriti dai viaggiatori - una borsa con 5.200 euro, 48 dollari Usa, 40 di Hong Kong, una chiavetta Usb, le chiavi di un’auto Peugeot - che dovevano essere custoditi in un armadio dell'Ufficio della Polaria del Marco Polo, della quale Molena aveva le chiavi. Soldi e beni che erano stati inseriti nel verbale numero 262: sparito, come pure quella della pagina del registro dove erano stati trascritti gli stessi dati (luogo, giorno e ora del ritrovamento) degli oggetti ritrovati in aeroporto.
Il processo verte sulle testimonianze dei colleghi di Molena, che hanno raccontato al pubblico ministero e in aula di aver consegnato gli oggetti ritrovati in quel giorno del 2010 all’ispettore e, nel tempo, di non aver più trovato traccia del verbale 262, né della trascrizione a registro dei beni.
«Tutto ruota attorno a una fotocopia», ha detto il pubblico ministero Buccini, «quando un ispettore ha dichiarato di aver visto nel cassetto di Molena il verbale che non si trovava più, lui si è giustificato dicendo che era una fotocopia, che poi - chissà come, visto che era un atto importante che tutti cercavano - aveva buttato. Riteniamo fosse il vero verbale».
«Una sentenza sconcertante, del tutto ingiusta e che sarà sicuramente impugnata in appello», commentano i difensori Rampinelli e Baldovin. Accorata la loro arringa. «Balle: quelle raccontate da tre colleghi sono solo vergognose balle di chi aveva la responsabilità dell’Ufficio oggetti smarriti, per coprire le ripetute sparizioni di verbali e oggetti evidenziate nel corso delle due ispezioni effettuate dopo l’avvio delle indagini, scaricando sull’ispettore Molena, quando lui stesso era andato dal suo superiore a segnalare che mancavano oggetti all’appello», ha tuonato più volte l’avvocato Rampinelli nel corso della sua arringa, sostenendo che nell’arco di un anno di indagini ci siano stati continui aggiustamenti nelle dichiarazioni rese dai testi ai magistrati: c’è chi prima ha visto il verbale in un cassetto dell’ispettore, poi ha aggiunto di aver visto anche i soldi, infine che i soldi erano spariti, ma c’erano ancora chiavi dell’auto e chiavetta Usb, «solo un cretino avrebbe tenuto soldi e oggetti nel proprio cassetto per mesi».
«Nessun aggiustamento», osserva il pm Buccini, «in quell’ufficio i colleghi hanno vissuto un dramma per non distruggere la reputazione di un collega».
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