Rubati gli incassi Avm, due denunciati
Rischiano di essere i primi due licenziati con il decreto Madia, i due dipendenti di Avm che facevano la cresta sugli incassi del parcheggio Sant’Andrea di Piazzale Roma. A scoprirli e a denunciarli sono stati i finanzieri del I Gruppo di Venezia. In un anno di indagine i militari hanno accertato che i due erano riusciti a mettersi in tasca 70 mila euro. Nei guai sono finiti una donna di 57 anni e un uomo di 42. La prima assunta nel 2000, l’altro nel 1997.
Ieri mattina a conclusione della prima parte dell’indagine gli uomini della Guardia di Finanza hanno eseguito alcune perquisizioni domiciliari, delegate dalla Procura della Repubblica di Venezia, nei confronti di due dipendenti addetti all’Autorimessa comunale di “Sant’Andrea”. I due devono rispondere di peculato e falso. Sono stati sequestrati documenti utili a capire il perché del tenore di vita elevato che i due avevano da qualche anno.
I dirigenti dell’Avm spa, società totalmente partecipata dal Comune di Venezia che gestisce, tra l’altro, il garage dove i due lavoravano, avevano infatti rilevato una serie di procedure anomale nella gestione degli ingressi del parcheggio e, soprattutto, avevano verificato che parte dei soldi pagati dagli utenti non arrivavano nelle casse della società. C’erano delle forti discrepanze tra quello che incassavano nei giorni in cui loro non c’erano e quando invece erano presenti. Così i responsabili della società pubblica si sono rivolti alle Fiamme Gialle, dando avvio ad una complessa attività di polizia giudiziaria, coordinata dalla Procura.
Con pazienza certosina, i finanzieri, dopo aver piazzato microspie e telecamere nell’ufficio cassa all’ingresso dell’autorimessa, hanno ricostruito tutti i movimenti di due dipendenti infedeli e le loro tecniche per far sparire parte degli incassi, riscossi dagli utenti del parcheggio. In particolare, gli investigatori hanno ripreso i due dipendenti mentre aprivano forzatamente le sbarre del varco di entrata e di uscita dell’autorimessa, oppure mentre annullavano, forzando le procedure, le tessere in entrata. Quando il cliente era compiacente, utilizzavano impropriamente il cosiddetto periodo di “franchigia”, facendo entrare o uscire illecitamente gli automobilisti che utilizzavano il parcheggio senza riscuotere il dovuto ed ottenendo un pagamento “in nero”.
Se il cliente era straniero, invece, gli proponevano, di versare un importo inferiore a quanto dovuto, riuscendo, con straordinaria abilità ed eludendo i controlli automatici interni, ad intascare direttamente l’importo, senza versarlo in cassa. Insomma usavano il parcheggio.
Solo un paziente lavoro di appostamenti e osservazione dei movimenti e di ascolto delle conversazioni, incrociato con i dati di contabilità della società, ha consentito di svelare e bloccare i meccanismi della frode messa in piedi dai due che erano d’accordo. Meccanismo che stava comunque portando un notevole danno alle casse dell’Avm. Infatti, da una preliminare ricostruzione contabile eseguita dai militari della Guardia di Finanza, l’appropriazione indebita e sistematica degli incassi, ad opera dei due indagati, ha causato un mancato introito alla società quantificabile in circa 70mila euro accertati nell’anno d’indagine.
Da quanto hanno capito gli investigatori la frode durava da qualche anno.
Riproduzione riservata © La Nuova Venezia