Ruba 95 mila § alla sorella incapace
PORTOGRUARO. Per anni avrebbe approfittato del suo ruolo di amministratore di sostegno della sorella sessantatreenne, incapace di disporre del suo patrimonio a causa delle precarie condizioni di salute, rubandole ben 95 mila 739,04 euro sottratti al conto della donna acceso presso la filiale di Cartura della locale banca di credito cooperativo.
Un “furto” calcolato e organizzato con spudoratezza tanto da non preoccuparsi neppure di saldare (o quasi) le rette dell’ospizio di Conselve dove, nel frattempo, la congiunta era stata trasferita.
Ma quella ruberia – qualificata dal punto di vista giuridico come reato di peculato perché l’amministratore di sostegno è un pubblico ufficiale – è venuta alla luce. E così Valerio Borille, 59 anni, originario di Conselve anche se residente a Portogruaro, di professione ex carabiniere, si ritrova imputato davanti al tribunale di Padova. E accusato, appunto, di peculato.
È il 25 ottobre 2010 quando il tribunale di Padova spoglia Valerio Borille dell’amministrazione di sostegno a favore della sorella, affidando quell’incarico all’avvocato Silvia Fante.
Quest’ultima, analizzando il conto della donna tutelata, verifica come effettivamente il fratello non abbia saldato le rette alla casa di riposo tranne in due occasioni nel corso di anni diversi. Poi il legale approfondisce gli accertamenti. È allora che risultano gli ammanchi, nonostante la signora 63enne fosse stata beneficiata di un forte risarcimento erogato da una compagnia d’assicurazione in seguito a un grave incidente.
Non c’è dubbio: il conto in banca appare fortemente alleggerito dal fratello senza alcuna autorizzazione del giudice tutelare. Subito l’avvocato Fante presenta una querela trasmessa all’autorità giudiziaria. Parte l’indagine e ben presto la vicenda viene ricostruita in tutta la sua tristezza.
Gli investigatori accertano come Valerio Borille si fosse presentato in più occasioni direttamente nella filiale dell’istituto di credito di Cartura, facendosi consegnare in contanti o, per lo più, attraverso assegni la somma di quasi 96 mila euro anche con singoli prelievi piuttosto consistenti dai 10 mila ai 20 mila euro alla volta. Prelievi che, secondo la contestazione della procura, sarebbero avvenuti tra il 14 luglio 2007 e il 25 ottobre 2010.
Nel frattempo emerge che l’ospizio aveva intentato una causa civile a Borille, reclamando il saldo delle quote non pagate.
Causa civile che era stata avviata pure dai candidati acquirenti dell'abitazione di Cartura della vittima che è rimasta sola al mondo: il fratello aveva firmato un preliminare incassando una caparra, salvo poi non preoccuparsi di andare al rogito per il trasferimento della proprietà.
La situazione è stata sanata grazie all'intervento dell'avvocato Fante che, il prossimo 5 febbraio comparirà davanti al tribunale di Padova nell'ambito del processo per peculato dove si è costituita parte civile come amministratore di sostegno, assistita dall'avvocato Franco Capuzzo.
E, in aula, ricostruirà la drammatica vicenda che ha coinvolto un fratello e una sorella in veste di vittima di una truffa dagli aspetti davvero molto poco edificanti.
Cristina Genesin
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