Rottamazione pescherecci sono in arrivo i contributi

Delle 50 domande presentate in Regione, la metà erano di armatori chioggiotti Il dieci per cento di chi aveva fatto richiesta ha rinunciato e continuerà l’attività
Di Diego Degan

CHIOGGIA. Sono pronte le graduatorie relative alla richiesta di contributo per la “rottamazione” delle barche da pesca, ma l'erogazione dei tanto attesi contributi non sarà immediata. E, nel frattempo, forse anche per i tempi lunghi già trascorsi, qualche armatore ha deciso di fare retromarcia e tenersi la barca. Ma andiamo con ordine. Il decreto ministeriale di adozione delle graduatorie, dopo il visto dell’ufficio centrale di bilancio e dalla Corte dei Conti, è stato mandato alla gazzetta ufficiale per la pubblicazione, che dovrebbe avvenire entro una quindicina di giorni.

«Subito dopo la pubblicazione», afferma l’assessore regionale alla pesca Franco Manzato, «adotteremo la delibera che impegna le risorse finanziarie disponibili e attiva contestualmente le procedure per l’erogazione dei contributi». In questa delibera (prevista per metà aprile) si inviteranno gli armatori a depositare le licenze di pesca, entro una quindicina di giorni, alle capitanerie di porto competenti (Chioggia, Venezia, etc.)

Successivamente le autorità marittime dovranno emettere le pratiche perché gli interessati provvedano materialmente a demolire le imbarcazioni, con tempi che dipenderanno dalle necessarie verifiche all’Inps, Inail e Cassa Marittima. Si tratta, quindi, ancora di qualche mese anche se, dice Manzato «secondo i primi calcoli, le risorse dovrebbero essere sufficienti per coprire tutte le istanze di contributo pervenute». Una buona notizia che qualcuno non aspettava più. La “rottamazione” delle barche da pesca, in itinere da un paio d'anni, infatti, è finalizzata alla riconversione degli addetti che decidono di non proseguire l’attività e alla riduzione dello sforzo di pesca nell’Alto Adriatico, in risposta alla crisi che sta attanagliando da anni il settore.

«A fronte della cessazione dell’attività», precisa Manzato, «andava compensato l’investimento sostenuto per costruire e armare le barche da pesca. I bandi nazionali in passato avevano dato priorità alle barche di maggiori dimensioni, mentre la marineria veneta utilizza imbarcazioni più piccole. Abbiamo lavorato per ottenere un bando specifico». Erano state presentate una cinquantina di domande, di cui circa la metà da parte di imbarcazioni chioggiotte. Ma ora circa il 10% degli armatori che avevano fatto richiesta, complice anche un andamento relativamente buono delle catture, avrebbe deciso di rinunciare al contributo e di continuare l'attività.

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