Rogo al centro Prisma devastati dieci negozi

L’incendio si sarebbe sviluppato da una lavanderia, il fumo ha distrutto praticamente tutto. Danni per milioni, allarme per la presenza di amianto
SANTA MARIA DI SALA. Fiamme al centro commerciale Prisma di Santa Maria di Sala, i vigili del fuoco evitano problemi di tenuta dell’edificio, comunque dichiarato inagibile e adesso il futuro per dieci attività è un grande punto di domanda. Quasi 300 i lavoratori che da oggi resteranno a casa. «Un disastro», è il commento a caldo di alcuni titolari, accorsi in piena notte nel parcheggio del parco commerciale: la maggior parte di loro ha perso tutto, quintali e quintali di merce divorata dal fumo e da buttare. E c’è l’incognita amianto, ancora presente nella copertura dell’edificio, che fa parte del compendio Tommasini, appena acquistato dagli arabi: parlare di nuovo inizio, ora, appare difficile. Per il Prisma intanto si prevedono giorni, forse settimane di chiusura.


Il rogo.
L’incendio è divampato nella tarda serata di sabato, pochi minuti prima della mezzanotte. L’innesco, pare accidentale (ma le indagini sono in corso) è partito da un negozio di lavanderia situato nell’ala nord della galleria lungo la Noalese, a Caselle. Forse un macchinario per la pulitura a secco o la stiratura ha provocato la scintilla iniziale, poi le fiamme si sono allargate, avvolgendo tessuti e allestimenti. L’allarme è stato lanciato quando all’esterno del Prisma è stata vista levarsi una colonna di fumo: sul posto sono subito state fatte convergere autopompe e autoscale dei vigili del fuoco. Ingente il dispiegamento di forze, con 10 mezzi e 35 operatori da Mestre, Mira, Padova e dal vicino distaccamento di Mirano. I pompieri hanno lavorato fino all’alba per circoscrivere l’incendio, spento in poco tempo e per mettere in sicurezza l’edificio commerciale, che ora però risulta inagibile. Nessuna persona è rimasta ferita.


Danni.
I vigili del fuoco sono riusciti a impedire che le fiamme si estendessero alla copertura e ad altri negozi del centro, rompendo dall’esterno il lucernaio dell’edificio e aggredendo le fiamme dall’alto. Ma a provocare i danni maggiori è stato il fumo. Fuliggine e alte temperature hanno invaso l’intero centro commerciale, interessando la galleria, impregnando muri e materiali, entrando nei negozi e nei magazzini e mandando in rovina capi d’abbigliamento, calzature, oggetti di elettronica e bricolage, libri, giochi per bambini, alimentari. In alcuni punti si è anche verificato il collasso parziale del controsoffitto.


Amianto.
Sul posto si è portata una squadra Nbcr (nucleare biologico chimico radiologico) per la decontaminazione del personale e per la presenza di amianto sulla copertura dell’edificio. Negli anni scorsi, a norma di legge, il materiale era stato protetto e incapsulato, ma il rogo potrebbe averne provocato il riaffioramento. L’allarme ambientale non riguarda comunque i residenti, visto che la dispersione è stata limitata in zona, dove non vi sono abitazioni. Attivato anche il Niat (Nucleo investigativo antincendio territoriale) per accertare le cause del rogo: la lavanderia e il vicino bar sono stati posti sotto sequestro.


Futuro.
Le operazioni di messa in sicurezza dell’edificio sono proseguite per tutta la domenica e oggi e per i prossimi giorni il Prisma non riaprirà: l’edificio resta inagibile. Il fumo sembra aver spazzato via anche i più cauti ottimismi: i danni, che riguardano soprattutto la merce dei negozi all’interno della struttura, sono ingentissimi e, per ora, difficilmente quantificabili. Servirà fare un inventario puntuale, ma è chiaro che si parla di diversi milioni di euro. E in ballo ci sono poco meno di 300 posti di lavoro, tra impiegati, titolari e dipendenti dei dieci negozi.


©RIPRODUZIONE RISERVATA


Riproduzione riservata © La Nuova Venezia