Rocchetta in carcere: «Mi viene da ridere»

La difesa dei secessionisti arrestati. Orini dai domiciliari a Brescia: «L’assalto a Venezia? Sì, ci avevamo pensato, ma doveva essere una goliardata»
Franco Rocchetta, tra i fondatori della Liga Veneta in una foto del 1997. Tra gli arrestati dell'inchiesta della Procura di Brescia vi è anche il fondatore della Liga Veneta, Franco Rocchetta, ex parlamentare. La Liga Veneta confluì nella Lega Nord ma Rocchetta abbandonò poi il movimento. Di recente è stato tra i promotori del referendum per la secessione del Veneto. ANDREA MEROLA/ANSA
Franco Rocchetta, tra i fondatori della Liga Veneta in una foto del 1997. Tra gli arrestati dell'inchiesta della Procura di Brescia vi è anche il fondatore della Liga Veneta, Franco Rocchetta, ex parlamentare. La Liga Veneta confluì nella Lega Nord ma Rocchetta abbandonò poi il movimento. Di recente è stato tra i promotori del referendum per la secessione del Veneto. ANDREA MEROLA/ANSA

ADOVA. «Accuse mostruose», a fronte di un «carro che sembra allegorico», come quelli del Carnevale. Giancarlo Orini, 75 anni, ritenuto il referente bresciano dell'Alleanza secessionista sgominata dai carabinieri del Ros, si difende nella sua abitazione, dove è da ieri ai domiciliari con l'accusa di associazione per delinquere con finalità eversive. L'invasione di piazza San Marco a Venezia con il Tanko? «Sì, ci avevamo pensato - racconta - ma doveva essere un episodio che finiva lì. Una goliardata». «Quello che mi fa impressione - conclude - è che si è messo in moto tutto questo meccanismo. Lo Stato ha la Polizia, i carabinieri, la Guardia di Finanza, la Polizia locale... e si preoccupa di quattro pellegrini come noi!».

Diego Bottacin, consigliere regionale veneto, è andato in carcere a trovare Franco Rocchetta e riferisce: «L’ho trovato di buonumore: rideva, scherzava, ha letto tutte le pagine dell’ordinanza e ha detto che magari può aver commesso delle ingenuità e che gli inquirenti hanno frainteso qualcosa, ma per il resto gli veniva da ridere. È riuscito a portare in cella un libro, ma ha chiesto un dizionario ungherese perchè uno dei suoi compagni di cella viene dall’Ungheria e vuole parlarci bene», racconta ancora Bottacin. «Un pò di slavo e arabo lo conosco - dice sempre il Rocchetta secondo Boattcin - quindi riesco a parlare coi miei compagni di cella». L’ex parlamentare ha anche raccontato di aver parlato con i carabinieri durante l’ultimo comizio e di aver spiegato ai militari di lavorare «per una transizione pacifica verso l’indipendenza. Non mi è sembrato - aggiunge il consigliere regionale - molto preoccupato nel merito e quando gli ho raccontato della solidarietà di molti leghisti ha voluto precisare di essere stato lui a lasciare la Lega e di non essere mai stato cacciato».

Flavio Contin, agli arresti domiliari a Casale di Scodosia, è «sereno» e il suo legale storico, Alessio Morosin, spiega che le accuse rivolte al suo assistito «potevano sembrare un pesce d'aprile in ritardo di un giorno, se non fossero contenute in un provvedimento restrittivo della libertà personale. L'avvocato, che oltre a Flavio Contin difende suo fratello Savino e la nipote di Flavio Ivana (»è indagata per il solo fatto di essere ospite da qualche tempo dello zio Flavio», ha spiegato il legale) ha parlato telefonicamente con l'ex serenissimo, posto ai domiciliari perchè ultra 70enne. L'avvocato è pronto a contestare tutte le accuse e sottolinea come, perchè si realizzi il reato contestato a Contin, vi debba essere una »organizzazione stabile«, mentre, in questo caso, »qui c'era gente che andava e veniva«. Inoltre, sostiene Morosin, è richiesto un »pericolo effettivo« e »in questo caso proprio non è il caso nemmeno di parlarne».

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