Roca: «Più segnalazioni» Una città viva non fa paura
«Dal 2008 al 2013 abbiamo perso un migliaio di attività commerciali, mille sentinelle in meno. Chi vive sulla strada contribuisce alla sicurezza della città ed occorre ora invertire la rotta, è questo che abbiamo chiesto al sindaco». Dai dati sui negozi chiusi di Doriano Calzavara, presidente dell’Ascom a quelli di Nicola Pellicani, segretario della fondazione Pellicani, sulla Mestre di oggi: i giovani sono il 20 per cento della popolazione ma gli anziani sono il doppio; 9 mila sono gli alloggi da ammodernare. Una città in cui vivono 32 mila stranieri, il 12 per cento, e dove i 35 mila operai della Porto Marghera degli anni Settanta sono oggi praticamente stati sostituiti da 30 mila lavoratori della conoscenza, spesso con lavori alquanto precari.
«Una città che vive una crisi non tanto di identità ma di vocazione», dice Pellicani, e che può dalla spinta dei comitati, che si sono moltiplicati in questi mesi, «vedere i cittadini partecipare a processi di rigenerazione urbana che si leghino a quelli dell’amministrazione comunale con iniziative culturali e il controllo dei cantieri». Perché una città vitale è più sicura.
Di sicurezza tra realtà, percezione e partecipazione si è parlato ieri in Municipio a Mestre nel primo degli incontri promossi dai Federalisti Riformisti e coordinato dall’assessore Pier Francesco Ghetti. Per la sicurezza, tema caldo a Mestre, sono arrivate almeno cento persone. Pellicani propone un distretto del commercio per Mestre, sulla scia dell’esperienza di Brescia, e i commercianti accolgono al volo l’idea. I cittadini prendono la parola. C’è chi chiede più telecamere contro i reati, chi invoca l’arrivo dei soldati dell’Afghanistan per far paura ai balordi che creano problemi in centro. Ci sono i problemi arcinoti di via Piave e quelli delle periferie con le case svalutate, raccontati dal comitato Mestre Allagata. E c’è spazio anche per ricordare il caso Vinyls, perché la sicurezza è anche quella del lavoro, della salute e dell’ambiente, come ricorda il senatore Felice Casson. Ad aprire il confronto le parole del questore, Vincenzo Roca, che parla ai cittadini di percezione della sicurezza, di polizia di prossimità e dice di comprendere, al di là delle statistiche sui reati in calo, i timori dei cittadini di fronte a microcriminalità e degrado urbano. «Non dirò mai che siamo senza mezzi e uomini. Se ho un braccio rotto io me lo lego con il fil di ferro per tutelare la sicurezza dei miei cittadini», dice Roca, aperto all’ascolto in una città dove stanno crescendo le segnalazioni. Giordano Sartori del sindacato di polizia Silp controbatte: la scarsità di mezzi e uomini della polizia è una realtà. Il sindacalista chiede la legge per l’accorpamento delle forze dell’ordine, per ottimizzarne lavoro e risorse. E segnala la difficoltà anche di ottenere «la semplice chiusura del centralino della Prefettura, unificandolo con quello della Questura per liberare 7 uomini per altri incarichi che potrebbero unirsi ai 40 arrivati. Ma il Ministero dell’Interno ha detto di no». Casson coglie la palla al balzo: «È tempo di abolire le Prefetture e utilizzare diversamente le risorse» , parla dei fondi tagliati dai governi di centrodestra alla sicurezza, reclama una riforma della giustizia. Infine una critica al Comune: «I cittadini vanno ascoltati per poter intervenire assieme a loro. Se nascono a Mestre tanti comitati è segno di una frattura tra amministrazione e città. I cantieri aperti vanno sistemati velocemente senza lasciare evidenti zone di degrado».
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