Riva Sette Martiri, un gioiello che cade a pezzi

Pietra d’Istria distrutta, sampietrini e masegni staccati, crepe sui ponti. L’allarme dei residenti: «Qualcuno faccia qualcosa per aiutarci»

VENEZIA. Il paesaggio è mozzafiato, ma se nessuno sistema riva dei Sette Martiri sarà presto impossibile guardare l’orizzonte e bisognerà invece stare attenti a dove si mettono i piedi. Da ponte della Veneta Marina a ponte dei Giardini lo spettacolo è il seguente: pietra d’Istria a pezzi, colatine di cemento qua e là per ritardarne il crollo in acqua, buchi senza sanpietrini e senza masegni, crepe sui ponti, dislivelli continui e una quarantina di toppe di malta con la scritta “provvisorio”.

Peccato che quel provvisorio duri ormai da anni e che i residenti non ne possano più di vedersi crollare sotto gli occhi una delle rive più belle di Venezia. «Dov’è la Soprintendenza», si domandano i soci di Arco (Associazione residenti Castello orientale, ndr), «dov’è il Comune? Dov’è il Magistrato alle Acque? E il Porto? Qualcuno di questi signori ha mai visto che cosa sta succedendo? Bisogna attendere che franino le rive e ci scappi il morto per accorgersi che da anni qui nessuno fa più niente?». In effetti tutto è crepato: i ponti sono attraversati da solcature che con il tempo hanno spaccato le pietre, creando dei buchi negli scalini dove si incastrano piccoli rifiuti o mozziconi ed è facile inciampare. «Ai piedi del Ponte Veneta Marina», proseguono, «dove attracca la barca di Veritas, una pietra d’Istria sta per staccarsi, ma non è l’unico. Tutta la riva è a pezzi».

Molte delle pietre d’Istria sono scheggiate, in alcune lo strato superiore si è staccato, altre sono in bilico sull’acqua. «Cedono», spiegano i residenti, «anche perché le eliche laterali delle navi attraccate alzano i sedimenti e questi sono gli effetti. Molto però dipende anche dalle giostre».

Poi ci sono i sanpietrini che ricoprono la parte centrale della pavimentazione che in una quarantina di punti non ci sono più: i buchi sono metà ricoperti da malta, metà invece lasciati per terra. I masegni subiscono il dislivello. Moltissimi sono rotti, qualcuno è sparito e tanti sembrano solo appoggiati: «Qui sotto c’è il vuoto», spiega Arco, mostrando i buchi che si vedono dove i masegni non sono fissati, «e sarà sempre peggio se non si fa un intervento».

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