Ritrovati i colori di Tintoretto dopo il restauro delle opere
VENEZIA. Il Tintoretto rivelato. Mancano ormai poche settimane alla grande doppia mostra che Venezia allestirà per celebrare i 500 anni dalla nascita del grande artista veneziano, dal 7 settembre, a Palazzo Ducale, con l’esposizione complessiva sul pittore, e alle Gallerie dell’Accademia, riservata al Tintoretto giovane, con l’organizzazione di Fondazione Musei Civici, Galleria dell’Accademia e National Gallery di Washington, che successivamente ospiterà l’evento.
Ma mentre fervono i preparativi della doppia mostra, emergono i risultati sorprendenti dei restauri in corso sulle opere tintorettiane sulle opere che saranno in esposizione, grazie in particolare al programma sostenuto dal Comitato privato statunitense di salvaguardia di Venezia Save Venice il comitato americano contribuirà al restauro per l’occasione di una quindicina di dipinti di Tintoretto e anche alla risistemazione del suo monumento funebre nella chiesa della Madonna dell’Orto. Completamente “risorta” nei colori e nella luminosità «La crocifissione» di Jacopo Tintoretto dalle Gallerie dell’Accademia attraverso il trattamento di conservazione grazie al lavoro esperto del tutore Barbara Ferriani e del suo team.
Si è concluso a Palazzo Ducale anche il restauro, finanziato sempre da Save Venice, delle quattro allegorie mitologiche del Tintoretto. I soggetti raffigurano Mercurio e le tre Grazie; Il matrimonio di Bacco e Arianna; Minerva e Marte e la Fucina di vulcano. Tintoretto le dipinse per l’Atrio Quadrato di Palazzo Ducale nel 1578, poi furono spostate nel 1716 nella stanza successiva, la Sala dell’Anticollegio, dove sono in permanenza. Pulito e consolidato anche il soffitto in legno scolpito e dorato e i dipinti del soffitto, tra cui la tela ottagonale del Doge Girolamo Priuli.
Ha ritrovato i suoi colori anche la pala del «San Marziale in gloria» conservato nell’omonima chiesa, dipinto che sarà anch’esso nella mostra di Palazzo Ducale. Per quanto riguarda la mostra di Palazzo Ducale, a cura della Fondazione Musei Civici, con 50 dipinti e 20 disegni autografi di Tintoretto, prestati dai grandi musei internazionali, unitamente ai famosi cicli realizzati per il palazzo dogale tra il 1564 e il 1592, visibili nell’originaria collocazione, essa permetterà dunque di riscoprire pienamente la pittura visionaria, audace e per nulla convenzionale di Jacopo Robusti. Dal Prado di Madrid giungono a Venezia cinque opere straordinarie, comprese «Giuseppe e la moglie di Putifarre» (1555 circa), «Giuditta e Oloferne» (1552-1555) e Il ratto di Elena (1578) di oltre tre metri di lunghezza, realizzato per la corte dei Gonzaga, di cui ora si apprezza l’estrema qualità.
«Susanna e i vecchioni» del 1577, tra i più celebri capolavori tintorettiani, giunge dal Kunsthistorisches Museum di Vienna e, grazie agli Staatliche Museen di Berlino, si vedrà in mostra la nobiltà dello sguardo del Ritratto di Giovanni Mocenigo (1580) che, inserito in una ricca galleria di ritratti, ci rivela come Tintoretto fosse anche abile interprete della psicologia umana. Alle Gallerie dell’Accademia in contemporanea andrà “in scena” «Il giovane Tintoretto», dedicata al primo decennio della sua produzione artistica. Esposte circa 60 opere, con 26 dipinti di Tintoretto, opere straordinarie come «La Conversione di San Paolo» dalla National Gallery di Washington e «Apollo e Marsia», in arrivo dal Wadsworth Atheneum di Hartford, entrambe esposte per la prima volta in un museo italiano. —
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