«Ritirarmi? Non ci penso rispetto chi mi ha votato»
Ateneo Veneto. Maria Camilla Bianchini rigetta l’invito di Tiziana Agostini «Aspetto il responso della commissione, le regole non vanno disattese»

GIORNALISTA: Chiarin.AGENZIA FOTO: Candussi.LUOGO: Mestre.DESCRIZIONE: presentazione della lista dei candidati alle regionali 2015 del PD - nella foto: AGOSTINI
«Ritirarmi? Non credo proprio. Devo un grande rispetto a tutti coloro che mi hanno sostenuto». Maria Camilla Bianchini, la più votata al primo turno per la presidenza dell’Ateneo veneto, sconfitta al ballottaggio da Giampaolo Scarante per un pugno di voti, non raccoglie l’appello di Tiziana Agostini. «Riconosciamo il vincitore e mettiamo da parte le carte bollate», ha detto Agostini, anche lei candidata, sconfitta in un’intervista alla
Nuova
, «lavoriamo tutti per l’istituzione». Un chiaro invito a riconoscere la votazione e a ritirarsi.
Ma la Bianchini non ci sta. 76 anni, fiorentina di nascita, presidente del Fai Veneto, moglie del noto avvocato Alfredo Bianchini, annuncia di voler rimanere in campo, in attesa del pronunciamento della commissione elettorale atteso per il 21 dicembre. «Carte bollate? Non so a chi si riferisse Agostini. Non ho mai pensato a ricorsi. Dico che le regole vanno rispettate».
Non è andata così?
«Noi, e dico noi perché siamo una squadra, non sono da sola, abbiamo accettato fin da subito le regole dettate dal presidente Zucconi. Che ci fossero problemi era insito in questa elezione, la prima con tre candidati. Il presidente ha scritto chiaro a tutti i soci: per vincere anche al ballottaggio ci voleva il 50 per cento più uno dei voti».
Certo che non esiste al mondo un ballottaggio con il quorum del 50 per cento...
«Ci sono tante cose che non esistono... E poi stiamo parlando dell’elezione di un organismo culturale, non di politica».
Dunque adesso che farete?
«Aspetteremo con fiducia il responso della commissione».
Se dovesse proclamare presidente il suo avversario?
«Amen, accetteremo».
Una spaccatura evidente, mai vista nella prestigiosa istituzione culturale.
«C’è stata una forte insistenza, prese di posizione dall’esterno. Sono dispiaciuta e amareggiata. Perché è stato applicato qui un sistema che di solito si usa in politica. Alleanze al secondo turno, accordi. Al primo, quando il voto era libero, ho preso il maggior numero di voti».
Non è un po’ eccessiva questa disputa per una istituzione culturale?
«Sì, anch’io non capisco. Il mio programma prevedeva una ripartenza verso un futuro nuovo. Per fare dell’Ateneo un osservatorio autorevole. Anche la Agostini mi pareva su questa linea».
Invece?
«Beh... appoggiando Scarante ha scelto la continuità».
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