Risse e accoltellamenti a Mestre, guerra tra spacciatori per controllare la piazza

La cocaina si impone sul mercato, i pusher tunisini scalzano i nigeriani. Il quartiere Piave vuole reagire: eventi e luci accese fino alle 24
Giacomo Costa
Controlli della Polizia
Controlli della Polizia

Fino a tre o quattro anni fa era la cosiddetta mafia nigeriana, teneva in pugno lo smercio di eroina e aveva fatto della piazza mestrina uno dei principali snodi del nord Italia.

Oggi sono gli spacciatori tunisini: non sono irregimentati, offrono soprattutto cocaina - e tanto hashish - e si contendono tra loro le stesse strade che prima erano territorio dei “colleghi” più organizzati.

A volte la rivalità si traduce in rissa, i sospesi si risolvono a colpi di coltello: è quello che potrebbe essere successo anche domenica sera, a Marghera, dove un 32enne ha rimediato una pugnalata all’alto addome: sanguinante, ubriaco, è stato soccorso dal 118 e dimesso dopo poche ore; la polizia è alla ricerca dell’auto da cui sarebbe sceso e poi subito risalito l’accoltellatore, che ha intercettato il suo bersaglio tra piazzale Parmesan e via Paleocapa, ma intanto si ragiona sul movente, che è fin troppo facile ricollegare agli stupefacenti, così come era stato fatto per le auto bruciate a colpi di molotov, due settimane fa.

Il mercato della droga del Veneziano in superficie ribolle di scontri violenti, ma guardando allo schema profondo mostra invece una stabilità impressionante: negli ultimi tre anni il numero di pusher fissi nel territorio (e identificati per certo dalla polizia locale) non è mai cambiato, erano 89 nel 2021, 91 nel 2022, 90 nel 2023.

Certo lo schema delle presenze è cambiato: nel quadrilatero di via Piave non resta neppure un terzo dei 35 o 40 spacciatori nigeriani che fino a pochi anni fa dominavano la zona; alcuni si sono spostati verso Marghera, soprattutto tra via Rizzardi e piazzale Sant’Antonio, ma anche sommando gli esuli ai reduci mestrini non si arriva alla metà di quanti gestivano il giro dell’eroina nel periodo della “gialla”, la variante letale che ha fatto impennare le statistiche sulle morti per overdose.

I tunisini che li hanno sostituiti hanno profili diversi: sono cani sciolti, giovani, moltissimi incensurati, quando gli agenti della Locale li intercettano è spesso il loro primo contatto con le forze dell’ordine. In totale, dall’inizio dell’anno, gli agenti del Tronchetto hanno arrestato in flagranza 140 pusher, mentre sono stati 175 gli assuntori segnalati in Prefettura; tra gli uni e gli altri, 307 i Daspo emessi per l’esibizione di stupefacenti su pubblica via.

Con gli spacciatori tunisini è cambiata anche l’offerta sui marciapiedi, oggi dominata dalla cocaina e dall’hashish (che è preferito alla marijuana per la maggiore praticità di confezionamento, ma anche per il più alto contenuto di Thc). E se a terra si trovano ancora siringhe e stagnole è perché molti tossicodipendenti hanno iniziato a consumare la “coca” per via endovenosa, o fumandola, così da avere meno dispersione di prodotto.

È possibile che anche questi cambi abbiano contribuito ad alzare la tensione in strada: la cocaina è un eccitante, chi ne fa uso sicuramente è più aggressivo di un drogato che sta smaltendo altre sostanze. Anche in questo caso, sono i numeri della Locale - che più di tutti si trova a fronteggiare lo smercio al dettaglio - a confermare le tendenze del mercato della droga: da gennaio a novembre sono stati eseguiti più di 500 sequestri di sostanze, tra amministrativi e penale, per un totale di oltre otto chili di droga finiti sotto sigilli; in gran parte si tratta di hashish, quasi sette chili, poi viene la cocaina e quindi l’eroina, comunque ancora presente.

La prima arriva a più di mille dosi intercettate dagli agenti (una “striscia” corrisponde a 0,25 grammi, che è anche la quantità minima ceduta già impacchettata), mentre per la seconda si parla di circa 600 dosi (che, in questo caso, corrispondono invece a 0,3 grammi).

Una battaglia continua, che a volte finisce per coinvolgere anche chi non c’entra nulla: è quello a cui fa riferimento la Questura, quando parla dei 50 “battitori liberi” che consumano e spacciano e che, per procurarsi la droga, non esitano a rubare e rapinare.

L’iniziativa: Piave, eventi e luci accese fino alle 24

Il quartiere Piave vuole reagire e riprendersi anche il piacere di uscire di casa la sera, senza timori. Si chiama “Riprendiamoci la notte” la programmazione di eventi che per venti giorni, almeno, vedrà accesa la luce fino a mezzanotte delle sedi delle associazioni di quartiere.

In primis il Gruppo di lavoro di via Piave (sotto i portici al civico 74) che con un gruppo di realtà ha deciso di investire in una programmazione di eventi.

La programmazione coinvolge oltre al Gruppo di lavoro, anche il gruppo di Tapu Indipendent (che da gennaio aprirà uno spazio artistico in via Premuda al posto di “Cartiera clandestina” che si trasferisce a Milano) e poi Passa Cinese, l’associazione VivaPiraghetto, il gruppo di StoriAmestre e l’associazione Lunghi Cammini, che collaborano al calendario assieme al Cinema Dante, la libreria indipendente Il GiraLibri e locali come Noodle Sushi, Pizzeria Columbus, Bar Arcimboldo.

«Purtroppo in tanti evitano di vivere il quartiere la sera, ritenendolo zona pericolosa. Noi crediamo che al di là del lavoro meritorio delle forze dell’ordine per garantire la sicurezza, serva anche uno sforzo collettivo per contribuire a migliorare le cose e stimolare una vitalità benefica a livello sociale ed economico» spiega Nicola Ianuale che con Fabrizio Preo mobilita il Gruppo di lavoro di via Piave.

Tutto è nato da un episodio neanche finito sulle cronache. Un signore italiano che si ritrova, camminando lungo via Piave, davanti una persona che cerca di derubarlo e si mette ad urlare. Ma si accorge che attorno a lui non c’è nessuno. Alla fine sventa il furto, ma gli resta l’amaro in bocca.

«Il fatto è che anche i locali, bar e ristoranti, chiudono oramai tutti attorno alle 22, se non hanno clienti. E quindi la sera in via Piave c’è il vuoto. E su questo vogliamo intervenire noi. Abbiamo spostato tutte le nostre attività associative alla sera e gli eventi che organizziamo termineranno, per la maggior parte, attorno a mezzanotte. Stare fuori casa, assieme ad altre persone, è un modo per contribuire a creare una città che vive anche di notte, senza paura. Perché se ci sono persone, la sensazione di sicurezza aumenta».

L’iniziativa si lega al progetto di “Riprendiamoci la città” che la prossima settimana presenterà altre iniziative, tra Mestre e Marghera.

Via Piave fa, come sempre, da apripista con presentazioni di libri, cineforum a porte aperte nella sede del Gdl, una mostra del collettivo Tapu, artisti legati al mondo delle marginalità che esporranno le loro opere, dialogheranno con la gente ma faranno anche uscite lungo la strada per distribuire adesivi da loro prodotti con la scritta “Love via Piave”.

«Lo facciamo perché abbiamo riconoscenza e amore verso questa zona della città che da anni ci accoglie con attenzione», spiega per il collettivo G.Bois, uno degli artisti.

Previste anche feste per i bambini in un orario diverso , più adatto alle famigie. Si apre anche la sede dell’associazione “Passacinese”, che è diventata un riferimento per la comunità di circa seimila persone composta da cinesi di tutte le età che vivono in città, universitari che studiano il cinese a Ca’ Foscari.

La festa “China Night”, tra bubble tea e il Karaoke, sarà la prima di una serie di eventi che ad inizio 2025 coinvolgeranno anche Corea e Giappone, all’insegna dello scambio culturale cittadino.

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