Risolto il giallo dei peluche: «Sospesi in aria per incuriosire i bimbi»
VENEZIA. Non ci sono di mezzo né la Biennale, né il Pulcino Pio. Chi se ne va in giro di notte ad appendere peluche ai lampioni di Venezia sta seguendo un obiettivo ben preciso: catturare lo sguardo dei bambini che guardano il cielo dal basso della loro ingenuità e vogliono afferrare, o anche solo guardare, degli animaletti sospesi per aria. Si chiamano Bruto e Trichter, ma di più non è dato sapere. I due autori del misterioso penzolare di pupazzetti in giro per la città, che tanto ha incuriosito i veneziani in questi giorni, non svelano quasi nulla della loro identità, ma tutto del loro bizzarro progetto. D'altronde ogni mossa fa parte del gioco: nascondersi dietro a due pseudonimi, farsi conoscere poco a poco, sorprendere, ma anche educare.
Lo spiegano al telefono, senza presentarsi: «Guardando il pupazzo che sta lassù, un bambino si rende conto che, per averlo, deve fare come l'uomo primitivo: arrampicarsi, fare fatica. Ma nella maggior parte dei casi si sentirà dire un bel “no” dai genitori, realizzando che nella vita non può avere tutto», spiegano Bruto e Trichter. E il loro scopo è anche un altro: «Vogliamo che i nostri peluche rimangano dove sono a lungo e che qualche bambino si affezioni al suo, a quello che vede sempre andando scuola o a giocare. Il tempo e le intemperie lo consumeranno e l'infanzia di quel bimbo se ne andrà poco a poco, sotto i suoi occhi, per lasciare spazio a una nuova fase della vita». Non è un caso che i peluche di Bruto e Trichter siano tutti animaletti. La loro performance, infatti, si chiama infatti “Aminali” e rievoca la difficoltà che i bambini hanno nel pronunciare bene questa parola. I due artisti preannunciano che è solo la prima di una lunga serie di performance che hanno in programma e svelano che i veneziani si sono accorti di loro a un bel po' di tempo dal loro debutto. Il primo pupazzo, infatti, lo hanno appeso quasi tre mesi fa a un lampione di Campo Sant'Alvise e, da allora, ne hanno tolti dai loro armadi d'infanzia un'altra trentina.
«In pochi camminano guardando in alto, per questo i peluche non sono facili da notare - spiegano al telefono gli artisti senza volto - Ma i bimbi, che imparano a conoscere la città dai loro passeggini, guardano in alto eccome, ed è a loro che sono dedicati i nostri blitz notturni. Come dire: l'arte non è solo per gli adulti». Di Bruto e Trichter si sanno due cose: che sono una coppia di giovanissimi artisti veneziani e che Bruto è il nome di lui, e Trichter quello di lei. Fra pochi giorni, faranno girare su youtube un video che li ritrae mentre vanno in giro ad appendere peluche, ma il loro viso non si vedrà. «I peluche che attacchiamo a lampioni e fili della luce sono tutti nostri – spiegano – abbiamo fatto un'accurata selezione di quelli con cui giocavamo da piccoli e ce ne sono in tutti i sestieri, specialmente in zone frequentate dai più piccoli». «Finora abbiamo sempre agito indisturbati e a notte fonda, per non farci notare – chiudono – Ci sono pupazzi per tutta la città e alcuni sono stati rimossi: non sappiamo che fine abbiano fatto, ma speriamo sia quella giusta». Nella peggiore delle ipotesi, sono stati eliminati da qualche tecnico del Comune o dell'Enel, nella migliore sono finiti a casa di qualche bambino.
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