«Rischio Viareggio per il deposito Gpl»

Chioggia. In centinaia al convegno con l’associazione vittime della strage. Proiettato il film verità “Ovunque Proteggi”
Di Elisabetta B. Anzoletti

CHIOGGIA. Chioggia dice no a un’altra Viareggio. Centinaia di persone hanno affollato venerdì sera il teatro Don Bosco per vedere il film “Ovunque proteggi” di Massimo Bondielli che racconta i minuti della strage alla stazione ferroviaria e il racconto dei familiari che in quel momento hanno perso le persone più care.

Il tema è particolarmente sentito dai chioggiotti dato che l’incendio fu causato da una perdita di gpl fuoriuscito da un vagone che ne conteneva lo stesso quantitativo di una delle autobotti che dovrebbero partire ogni mattina dal deposito in costruzione a Punta Colombi. Nella serata si è parlato tanto di Viareggio, ma si è parlato anche di Chioggia. «Inutile che Costa Bioenergie dica che non esistono analogie», spiega Roberto Rossi, presidente del comitato No Gpl che ha organizzato l’incontro pubblico, «non esiste un impianto a rischio zero, ce lo ha detto anche il responsabile del Triveneto dei vigili del fuoco e una delle 20 autobotti che ogni giorno uscirà dall’impianto conterrà lo stesso quantitativo di gpl, 30 metri cubi, di quel vagone. Anche quel vagone non avrebbe dovuto avere fessure, perché sono previsti i controlli, eppure la crepa c’era, il liquido è uscito e appena ha trovato una scintilla è scoppiato il finimondo».

Sulle stesso avviso Franco Ragosi, responsabile di Medicina democratica, che è intervenuto dalla platea. «Nell’impianto di Paese (Treviso) è successo», spiega, «anche lì una perdita. A Chioggia l’analisi dei rischi non ha riguardato le autobotti in uscita, che peraltro percorreranno la Romea, né il passaggio delle gasiere a ridosso di case e attività produttive». Ma il film e la testimonianza dei familiari hanno provocato nel pubblico anche altri sentimenti, non solo la paura che a Chioggia possa succedere qualcosa di analogo, ma la determinazione e il coraggio per sostenere in modo più convinto quella che è una battaglia civile.

«Abbiamo trasformato il nostro dolore in una rincorsa alla giustizia, alla verità e alla legalità», racconta Marco Piagentini, presidente dell’associazione che riunisce i familiari, «le compagnie di assicurazione ci hanno offerto cifre importanti per farci desistere dal processo, ma noi non siamo in cerca di soldi, ma di capire fino in fondo come sia potuto succedere, chi abbia sbagliato e evitare che possa succedere di nuovo. A voi di Chioggia diciamo di non delegare a altri la vostra battaglia, nessuno si farà portavoce dei vostri diritti, ciascuno deve fare la sua parte. Non rinunciate alla vostra battaglia e fatevi sentire. Ogni anno, il 29 giugno (giorno dell’anniversario della strage) 10-12.000 persone scendono con noi in piazza per non dimenticare. Esserci e farsi sentire è l’arma migliore». Un invito che è stato colto dal pubblico. «Dopo questa testimonianza così preziosa», spiega Mariarosa Boscolo del comitato, «siamo più forti e più carichi. Noi abbiamo il vantaggio di poter prevenire un disastro del genere. L’appello è a tutta la città perché si unisca anche nei momenti pubblici».

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