Rischio di guerra tra bande albanesi
È un affare che in città vale 6,3 milioni di euro: per questo quando si libera un territorio c’è subito chi si muove per occuparlo, rischiando di far saltare l’equilibrio criminale della zona, e di scatenare una guerra per bande. È il pericolo che sta vivendo in questi mesi la città di Mestre sul fronte dello sfruttamento della prostituzione su strada. Fino a pochi mesi fa funzionava così: gli albanesi gestivano le piazzole, lungo il Terraglio e via Orlanda, “affittandole” a 50 euro a ragazza e a sera a gruppi criminali di rumeni, bulgari e ungheresi, che si occupavano di procurare le ragazze, quasi sempre connazionali, dare loro un posto dove dormire, e soprattutto farle lavorare, con tariffe che in alcuni casi - vista la crisi - andavano dai 10 ai 50 euro. Poi c’è stato l’importante lavoro della Squadra mobile veneziana che nell’arco dell’ultimo anno ha condotto diverse operazioni, smantellando i gruppi di rumeni, bulgari e ungheresi e riuscendo a mettere le manette anche a uno dei personaggi di spicco della prostituzione in città, Thomo Marenglen, albanese di Poro Vlore, 36 anni. Mario, o Kevin, come tutti lo chiamavano, è colui che dieci anni fa, con un amico, rimasto ucciso, si era scontrato a colpi di mazze da baseball con un gruppo di rumeni proprio per il controllo del territorio.
Operazioni decisive - hanno spiegato ieri il vicesindaco Sandro Simionato e il responsabile del servizio Protezione sociale e umanitaria Claudio Donadel - e che ora hanno dato forma a due conseguenti e diversi fenomeni: lo spostamento dello sfruttamento della prostituzione su strada in aree vicine come Marcon, Quarto e Dese, dove è già molto presente negli appartamenti; l’arrivo di nuovi gruppi criminali albanesi i quali non hanno però alcuna intenzione di pagare il pizzo alle bande connazionali per l’uso delle piazzole sulle quali far prostituire le ragazze.
«Oggi il rischio vero», dice Simionato, «è che scoppi la guerra tra bande di gruppi organizzati albanesi per il controllo del territorio. Ci sono elementi che ce lo fanno supporre». Un grido d’allarme che arriva dopo l’incontro organizzato dalla prefettura. Un problema che riguarda, come si diceva, le aree del Terraglio e di San Giuliano - via Orlando - Campalto, le zone storicamente presidiate dagli albanesi, proprio come faceva Mario Marenglen prima di essere arrestato dopo che aveva massacrato a bastonate due sfruttatori e due giovani rumene al lavoro senza aver chiesto loro il permesso.
Il violento pestaggio, agli occhi del gruppo, era stato necessario per rendere chiaro chi fosse a comandare in via Orlanda. Che gli interventi di polizia siano stati utili a ridurre per ora il fenomeno lo dicono anche i numeri, soprattutto se confrontati con quelli del 2012. La presenza media giornaliera di prostitute in strada è passata da 61 a 54, mentre il numero totale di persone che si sono prostituite in strada è sceso da 321 a 313 anche se, va sottolineato, le nuove presenze sono salite da 117 a 139. La minor presenza quotidiana delle prostitute va di pari passo con la diminuzione delle richieste di intervento da parte dei residenti, scese da 32 a 11, azzerate quelle dal Terraglio e da Campalto e San Giuliano mentre resta più conflittuale la situazione in via Piave, nell’area della stazione ferroviaria e soprattutto a Marghera, dove i residenti si confrontano con il nuovo fenomeno della prostituzione maschile.
©RIPRODUZIONE RISERVATA
Riproduzione riservata © La Nuova Venezia