Rischio alluvione, tutte le aree critiche
Sicurezza idraulica, il tema resta una urgenza. A 50 anni dalla grande alluvione del 1966 e a 9 anni dalla mini alluvione che ha messo in ginocchio Mestre nel settembre 2007, il rischio zero è un miraggio.
Il Mose non è ancora in funzione, i fondi per le opere si sono ridotti e un evento eccezionale potrebbe colpire duramente il territorio come decenni fa. Luigi D’Alpaos, ingegnere idraulico e docente a Padova ha messo tutti in guardia: «Dopo il 1966 siamo ancora a rischio». I consorzi di bonifica concordano: «Rispetto al 2007, a Mestre la situazione è migliorata grazie agli interventi del consorzio e di Veritas, ma se si ripete un evento di quella portata non possiamo dirci del tutto protetti», dice Carlo Bendoricchio, direttore del Acque Risorgive.
La mappa delle criticità. Grazie alla banca dati online dell’ufficio difesa suolo della Città metropolitana abbiamo tracciato una mappa delle criticità idrauliche del Veneziano. Ogni zona gialla è un problema da risolvere, denunciato da consorzi e Comuni. I punti sono tantissimi. Si va dalle alluvioni frequenti delle golene del Piave, tra San Donà e Musile, agli allagamenti per la insufficienza della rete fognaria di Eraclea. Dall’insufficienza delle rete principale di Meolo alle difficoltà di deflusso delle acque a Quarto d’Altino e a Marcon. Dagli allagamenti diffusi del Muson vecchio a Salzano alle difficoltà di scolo della rete idrografica nella zona industriale sud di Santa Maria di Sala. Anche a Cavarzere e Chioggia, si registrano allagamenti. Insufficienze da eccessiva urbanizzazione a Pianiga.
Il caso Mestre. «Tutte le aree urbanizzate tra Mestre e Padova sono a rischio causa la densità di case, aziende e popolazione», spiega Bendoricchio. In estate il consorzio Acque Risorgive ha sfalciato canali e fossi e ha ultimato il potenziamento dell’idrovora di San Giuliano. Concluso l’intervento su via Torino, ci si concentra su Tessera dove viene installata la sesta pompa. «Siamo a un milione e 200 mila euro di interventi di manutenzione straordinaria più un altro milione di euro di interventi ordinari. Oggi di fronte all’infinita lista di cose da fare per mettere in sicurezza tutto, servono altri cent’anni di lavoro». A Mestre le zone a rischio sono note: Mestre, Tessera, Favaro, Trivignano, Marghera, Dese, Asseggiano e il Tarù, Chirignago e Malcontenta.
La Regione. Pochi giorni fa in un convegno a Venezia l’assessore regionale Bottacin ha calcolato che per la sicurezza idraulica della regione servono 2,7 milioni di euro. Ma i fondi per i cantieri sono calati.
Fondi scarsi. Nel 1992 i Piani di Bonifica predisposti dagli allora venti Consorzi di Bonifica su mandato della Regione, avevano contato interventi sulle opere di bonifica per tre miliardi di vecchie lire. «L’equivalente, oggi, di 3 milioni di euro da investire in 30 anni», ricorda Sergio Grego, direttore del consorzio Veneto Orientale. E continua: «Dal 1990 al 2010 la Regione ha erogato in media 40 milioni di euro l'anno ai consorzi di bonifica per un totale approssimativo di 800 milioni di euro in vent'anni. Assieme ai 200 milioni di euro di Stato, Province, Comuni e fondi propri dei consorzi si arriva ad un miliardo di euro, un terzo del fabbisogno. Dal 2010 ad oggi i contributi regionali si sono fortemente ridotti a un paio di milioni di euro l'anno indirizzati ai consorzi di bonifica».
Poche settimane fa una delibera ha stanziato 20 milioni per le varie sedi del Genio civile.
Adige-Euganeo. Giuseppe Gasparetto, direttore dell’Adige-Euganeo: «Nel nostro territorio i problemi sono concentrati in una parte di Chioggia e nella parte meridionale di Cavarzere e Cona. Tra Bacchiglione e Brenta molte zone sono sotto il livello del mare e condizionate da una subsidenza naturale. Abbiamo intere aree agricole che finiscono allagate. Abbiamo lavorato allargando i canali, potenziando le idrovore, incrementando gli invasi. Una spesa di 10 milioni di euro in dieci anni. Ma non basta e i fondi sono finiti».
Veneto orientale. Il consorzio qui ha speso in 3 anni 6 milioni di euro (a fronte di richieste dei sindaci per 40 milioni). Cantieri aperti a Concordia Sagittaria (3 milioni), San Michele al Tagliamento (un milione), tra Eraclea e San Donà fino a Torre di Mosto (altri 2 milioni) con il potenziamento dell'impianto idrovoro del Brion che garantirà benefici fino ad Oderzo. Dieci milioni vanno alla manutenzione ordinaria; due e mezzo al funzionamento degli impianti.
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