Rischiano di sparire 1.500 piante La prima “lista rossa” botanica

In via Torino, per l’inaugurazione del nuovo orto universitario, presentata la ricerca regionale sull’habitat che è a rischio di estinzione. Record negativo di Venezia: in pericolo il 62% delle specie
Di Mitia Chiarin
Foto Agenzia Candussi/ Chiarin/ Mestre, Università Ca' Foscari via Torino/ Presentazione dell'iniziativa "Orto in Campus"
Foto Agenzia Candussi/ Chiarin/ Mestre, Università Ca' Foscari via Torino/ Presentazione dell'iniziativa "Orto in Campus"

Il campus di Scienze ambientali dell’Università di Ca’ Foscari, in via Torino, si dota di nuovi laboratori di ricerca, allestiti nell’edificio Zeta, e un campo sperimentale, a fianco dell’orto inaugurato ieri dove si andranno a sperimentare tecniche di agricoltura biologica. Nel campo sperimentale si studieranno le tecniche per proteggere la flora veneta e ripopolare l’habitat di piante. Perché è allarme per la flora della regione.

In provincia di Venezia il tasso più alto di rischio di estinzione per colpa dell’eccessiva urbanizzazione, dell’inquinamento, dello sfruttamento intensivo delle risorse e dei cambiamenti climatici. Della grande foresta veneta oggi sopravvive solo l’1 per cento, ricorda Giustino Mezzalira, direttore della sezione ricerca di Veneto Agricoltura. Come a dire che se ci indignamo per l’Amazzonia, disboscata, dovremmo fare le barricate per proteggere la natura di casa nostra.

La lista rossa, Venezia al top. Sono 1.508 le specie di piante scomparse o a rischio di estinzione in Veneto. Il primato di specie sottoposte a minaccia spetta alla provincia di Venezia (62 per cento), seguita da Rovigo (60 per cento) e da Padova (50 per cento). Verova, Vicenza, Treviso e Belluno hanno percentuali minori, dal 25,3 al 29,8 per cento. A denunciare, con una “lista rossa” di piante a rischio di estinzione o già estinte sono una ventina di ricercatori coordinati dalla professoressa di Ca’ Foscari, Gabriella Buffa. Per due anni i botanici sono andati a censire, secondo standard internazionali, le piante a rischio. La ricerca, unica nel suo genere e finanziata da Palazzo Balbi, è la prima fotografia della flora a rischio in Veneto. Tutti i dati sono ora condensati in un libro specialistico. Ieri i primi risultati sono stati resi pubblici da Regione e Università all’auditorium del campus di via Torino, in occasione dell’inaugurazione di “Orto in campus”, il progetto di Ca’ Foscari che, nei suoi progetti di sostenibilità, ha deciso di dotarsi di orto dinamico, giardino della biodiversità e campo sperimentale di ricerca botanica.

Piante scomparse. La “Regina dele Alpi” è dichiarata estinta come la “Damigella campestre”. In tutto sono 46 specie dichiarate estinte in Veneto negli ultimi trent’anni. Le 1.508 specie a rischio conteggiate dalla ricerca sono il 43 per cento delle specie censite. Per 431, circa il 31 per cento del totale, il rischio è elevatissimo. Per le piante scomparse negli ultimi trent’anni il tasso di estinzione, ha spiegato la professore Buffa, è cento volte superiore alla estinzione naturale. Quanto basta per allarmarsi.

Rarità vegetali. Altri esempi: la “Stellina dei campi” è scomparsa in tutta la regione. Una rarità è il “fiordaliso stellato” che era presente ovunque in Veneto e oggi resiste, con meno di 50 piante, a Venezia. La “Eufrasia di Marchesetti” occupa oggi al massimo 2 mila metri quadri di territorio regionale e per preservarla servirebbe proteggere le zone umide. Altro caso quello di una pianta acquatica, la “Aldrovanda vesiculosa”, minacciata dallo sviluppo urbanistico, dalla agricoltura intensiva, dall’inquinamento idrico: era già rara ai primi del Novecento, ora qualche avvistamento c’è solo nella zona di Cavanella d’Adige.

Il mea culpa della Regione. «Ora, rispetto al passato e grazie alle direttive regionali, la sensibilità è cambiata anche in Regione Veneto. Dopo decenni di depauperamento del territorio siamo chiamati a tutelare l’habitat, quel patrimonio di boschi e prati che la Serenissima difendeva e che è stato sacrificato sull’altare del benessere», ammette Mauro Giovanni Viti, dirigente dell’area sviluppo economico e strategia della biodiversità presente con l’assessore Cristiano Corazzari. «Dovremmo demolire oggi decine di capannoni», ammette. Un mea culpa in piena regola.

©RIPRODUZIONE RISERVATA

Riproduzione riservata © La Nuova Venezia