Risarcimento negato fa causa alle Poste e vince

La donna era caduta in bici nel 2011. Ma per la sua assicurazione “Poste Vita” le lesioni erano precedenti. Battaglia in tribunale: risarcita con 9 mila euro
Di Rubina Bon
Foto Agenzia Candussi/ Baschieri/ Mestre/ Passerella ciclo pedonale di via Vespucci
Foto Agenzia Candussi/ Baschieri/ Mestre/ Passerella ciclo pedonale di via Vespucci

MESTRE. Impiegata delle Poste stipula una polizza infortuni con “Poste Vita”, il gruppo assicurativo del suo datore di lavoro, ma quando chiede di essere risarcita per un infortunio si vede costretta a citare in giudizio la stessa assicurazione dopo essersi vista negata la rifusione dei danni. Una vicenda per certi versi kafkiana, che si è conclusa con la sentenza pronunciata dalla giudice Innocenza Vono della terza sezione civile del tribunale di Venezia: “Poste Vita” è stata condannata a risarcire a Daniela Moro, residente a Carpenedo e difesa dall’avvocato Giorgio Caldera del Foro di Venezia, con 9.217 euro, oltre agli interessi legali, alle spese di lite quantificate in 5mila euro e alle spese per la consulenza tecnica di parte, altri 1.627 euro.

Anni fa, la dipendente delle Poste voleva stipulare una polizza per il risarcimento degli infortuni. Quanto si è trattato di scegliere, ha optato per “Poste Vita”, la compagnia che fa capo al gruppo Poste Italiane. Nel tardo pomeriggio del 23 febbraio 2011 – quando la polizza era già in corso di validità – Daniela Moro stava percorrendo in bicicletta la passerella che collega viale San Marco al quartiere Pertini, a Mestre, quando era caduta accidentalmente, riportando la distorsione del ginocchio destro con la rottura del legamento crociato anteriore, del legamento collaterale mediale e del menisco mediale. Si era reso necessario l’intervento chirurgico che era stato effettuato al Policlinico San Marco di Mestre nelle settimane successive all’incidente, dopodiché la donna aveva seguito un percorso riabilitativo che aveva previsto l’uso di un tutore per 25 giorni e le sedute di fisioterapia.

Daniela Moro aveva quindi denunciato l’incidente alla compagnia assicuratrice per ottenere la liquidazione dell’indennizzo che le spettava, stando al contratto stipulato. Ma “Poste Vita”, anziché corrispondere il dovuto, aveva tergiversato, arrivando a negare che l’infortunio fosse indennizzabile dal momento che, secondo la stessa compagnia di assicurazione, la lesione al ginocchio sarebbe stata preesistente alla caduta in bicicletta e quindi non risarcibile perché non legata all’incidente. All’impiegata delle Poste non era rimasto altro che intentare una causa civile, attraverso l’avvocato Giorgio Caldera, nei confronti del gruppo assicurativo.

Dopo quasi quattro anni di attesa, il tribunale civile di Venezia, alla luce delle testimonianze prodotte dalla difesa e agli accertamenti medico-legali condotti dal consulente nominato dal giudice, ha dato ragione all’assicurata.

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