«Riqualificare per far rivivere i luoghi»

I consiglieri comunali alla Biennale. Baratta: puntiamo sul recupero di spazi ed edifici e sul coinvolgimento dei bambini

VENEZIA. Un magazzino che diventa biblioteca, un buco chiuso che si trasforma in un cinema all’aperto, uno spiazzo di rovi dove oggi crescono fiori, una sede veneziana di cultura sul Canal Grande e una parte di Marina Militare restaurata.

Tutto questo è opera della Biennale di Venezia che, ieri pomeriggio, ha accolto nella biblioteca del Palazzo delle Esposizioni ai Giardini un ampio gruppo di consiglieri comunali e gli assessori Paola Mar (Turismo) e Francesca Guzzon (Commercio): tutti a lezione dal presidente Paolo Baratta per capire come si diffonde la cultura nel territorio.

«Vogliamo portare la cultura in tutta la Città metropolitana» ha detto la consigliera Giorgia Pea, alla vigilia dell’odierno Consiglio comunale che si pronuncerà sulla proposta di referendum di separazione tra Venezia e Mestre «e la Biennale è il posto migliore dove imparare, in particolare ci interessa la parte relativa all’educational, in vista del Museo M9 che sarà il primo museo della città metropolitana e il primo museo digitale la cui organizzazione partirà il prossimo anno».

Così, raccontando aneddoti e periodi salienti della storia della Biennale, Baratta ha spiegato come il territorio possa trarre beneficio dal recupero di edifici e di luoghi e in cosa consista la «cultura della creatività».

Didattica. La Biennale a oggi ha formato 3000 insegnanti, coinvolgendoli in attività che fanno della cultura un luogo mentale e fisico. «Portare i giovani fin da piccoli alla Biennale» ha detto Baratta, spiegando quello che ha definito il più importante esercizio educativo «fa sì che uno spazio fisico diventi anche un orizzonte mentale e si crei una familiarità con la cultura della creatività».

Recupero edifici. L’incontro si è svolto nella biblioteca dei Giardini, in quello che fino al 2009 era un magazzino abbandonato ricoperto di guano di piccioni e che oggi è invece un luogo disponibile tutto l’anno ai cittadini, con tanto di libri esposti sugli scaffali che si possono consultare liberamente «come atto di fiducia nei confronti dei visitatori.

La biblioteca si alimenta da sola grazie al recupero dell’uso di un altro edificio dei Giardini, il Padiglione Stirling, dove ogni anno tutti gli artisti e architetti invitati, espongono il libro che li ha formati o che li rappresenta, per poi donarlo alla biblioteca. Un altro edificio di cui la Biennale va fiera è la sede di Ca’ Giustinian.

«In una città dove si parla spesso della destinazione dei palazzi a uso turistico» ha detto Baratta «avere una sede di cultura che appartiene alla città e che dà sul Canal Grande, è motivo di orgoglio».

Un altro edificio ristrutturata è a Forte Marghera, dove attualmente è in corso «Waterfronts», costato 230 mila euro.

Recupero spazi. Una sfida è stata già portata a termine con soddisfazione, l’altra è pronta per essere realizzata in un paio di mesi. Parliamo degli spazi della Marina Militare, oggi spazi espositivi per la Biennale di Arte e di Architettura e del buco del Lido che, a fine luglio, diventerà la base per un «Cinema del Giardino», con proiezioni gratuite aperte a 450 cittadini. Oggi l’Arsenale è del Comune che lo ha affidato alla Biennale. «Oggi» ha aggiunto Baratta «il Giardino delle Vergini è accessibile ai veneziani, prima qui c’erano solo rovi». Parlando di verde Baratta ha sottolineato ai consiglieri l’importanza di una manutenzione ordinaria e non saltuaria.

Rapporti con il Comune. Baratta ha definito «rispettosi» i rapporti con l’amministrazione, specificando come da sempre la Biennale sia in dialogo con lo Stato, a partire dalla Marina Militare, con la Sovrintendenza, il demanio e il Comune: «Non ho una lista di problemi» ha detto «Stiamo facendo delle cose insieme, come il Lido».

Vera Mantengoli

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