Rinnovo del contratto, sciopero dopo anni alla San Benedetto
SCORZE'. Mobilitazione adesso, sciopero lunedì 9 luglio, passando per una riunione che potrebbe essere fondamentale giovedì prossimo. Tre tappe che segnano la rottura della trattativa per il rinnovo del contratto integrativo tra la San Benedetto di Scorzè e dipendenti, non solo dello stabilimento di viale Kennedy, dove ci sono 960 persone, ma pure di Paese (Treviso), con altri 170.
Giovedì, dopo l’assemblea dei lavoratori, i sindacati Fai Cisl e Flai Cgil hanno dato il via al provvedimento, iniziato ieri e che proseguirà finché non si troverà un accordo. In pratica, in questi giorni ci sarà il blocco dello straordinario e della disponibilità, e per lunedì 9 luglio sarà indetta una giornata di astensione al lavoro con un presidio dalle 5 e 30 fino alle 17 e durante inizio e fine turno.
Due le questioni che hanno alimentato la distanza; una riguarda l’organizzazione dei turni, con i dipendenti che invitano la San Benedetto a rivederli. Ora gli operai coprono una media settimanale di 36 ore ma in alcune lavorano di più, in altre meno. E va da febbraio a ottobre. Per attuare il sistema, si usano pure le 78 ore annuali, a testa, previste dalla Riduzione orario lavoro (Rol) ma c’è chi ha dovuto pure scalare giorni di ferie. Questo riguarda soprattutto i reparti vetro e bottiglie da mezzo litro.
A Paese chiedono di avere una mensa idonea. «Lo stato di agitazione», dicono Flai Cgil e Fai Cisl, «rimarrà in essere fino a un cambiamento della posizione aziendale sulle questioni che non ci hanno visto concordi. In caso contrario, verranno programmate ulteriori iniziative di agitazione. Lo sciopero è di 24 ore, anche per il turno notturno».
Era da anni che non si assisteva a un’agitazione simile nella fabbrica. «La piattaforma per il rinnovo del contratto integrativo», replica San Benedetto, «è stata presentata dalla Rsu con sette mesi di ritardo rispetto a quanto previsto: è chiara la volontà sindacale di arrivare con la trattativa a luglio per poter creare il massimo disagio all’azienda. Non è nostra intenzione cedere sulla richiesta di aumento delle ore per permessi sindacali e sul principio della proporzionalità tra compenso e attività lavorativa. Se la piattaforma fosse stata presentata nei tempi previsti, i lavoratori avrebbero percepito gli aumenti da gennaio e non da luglio». —
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