«Ringraziamo la città per l’affetto»

Il cugino Rino Polato parla a nome della famiglia. Le indagini a Rio de Janeiro

JESOLO. Una Jesolo incredibilmente assolata ha riabbracciato ieri la salma di Roberto Bardella, ora nella camera ardente dell’ospedale dopo l’atterraggio al Marco Polo. Con Roberto, il cugino Rino Polato, risparmiato dai narcos che hanno ucciso Roberto: «È un dolore grande che non si può spiegare, voglio ringraziare la città per come ci è stata vicina». Poche parole e lo sguardo triste sul feretro. Rino lo ha già detto: ha perso la sua serenità per sempre. Inizialmente la salma doveva essere portata al cimitero, ma poi è stato deciso alla camera mortuaria dell’ospedale di via Levantina dove potrà essere visitata fino a stamane prima del funerale alle 12 nella chiesa di piazza Trento.

Intanto, dal Brasile, poco distante dalla favela in cui si è consumato l’omicidio, Mino Cuzzolin, imprenditore jesolano che da anni vive in Brasile, ha seguito passo dopo passo la vicenda fino alle ultime operazioni di polizia e ha più di qualche dubbio sulle indagini: «La polizia di qui non la sta dicendo tutta», commenta, «l’unica cosa vera è che Bardella ha usato l’applicativo Gps sbagliato, e l’anno scorso una coppia brasiliana in auto usando lo stesso è stata ammazzata entrando erroneamente in un’altra favela di Rio, poi non è vero che i banditi li hanno scambiati per poliziotti, sempre quest’anno, sempre nella favela dos Prazeres hanno assaltato l’arcivescovo di Rio in macchina con una coppia italiana e l’autista con la macchina della curia e li hanno rapinati di tutto. Sempre quest’anno hanno assalito una famosa cantante vicino al punto di Bardella, rubando tutti gli strumenti musicali e le cose personali del gruppo».

«Perché la polizia non ha mai parlato e fatto vedere il video della cam che Bardella aveva sul casco?», si chiede, «tutte le favelas del quartiere di Santa Teresa, compresa quella in oggetto, sono comandate dai banditi cosiddetti dell’Ada (amigos dos amigos) che è la più pericolosa e paga mensilmente la polizia corrotta. Purtroppo è la verità. Solo nello stato di Rio de Janeiro ogni anno muoiono circa 350 poliziotti per agguati, corruzione e altro. Senza contare gli omicidi che sono circa 3 o 4 al giorno, con 600 morti solo a Rio, bambini donne e uomini che non hanno colpa. Nelle ultime votazioni di ottobre nello Stato di Rio hanno ammazzato 11 candidati sindaco. La polizia non è preparata a svolgere indagini e non ha nemmeno i mezzi tecnologici. La percentuale dei casi irrisolti per omicidio in Brasile è del 93%. E ho paura che anche per Bardella finirà così».

Giovanni Cagnassi

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