Rifugiati, no di Scorzè e Noale Martellago invece dice sì

Il prefetto Boffi ha incontrato i sindaci sullo Sprar (Sistema di protezione per richiedenti asilo) Al momento i numeri in provincia non sono omogenei, c’è chi accoglie troppi migranti e chi nessuno
Di Alessandro Ragazzo

MARTELLAGO. Sì allo Sprar (Sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati) da Martellago, no da Scorzè e Noale. Questo l’esito dell’incontro di lunedì a Martellago tra il nuovo prefetto di Venezia Carlo Boffi e i sindaci di Martellago, Noale, Scorzè e Pianiga. Un momento conoscitivo, poiché il rappresentante del governo è in carica da meno di due mesi, ma si è creata pure l’opportunità per capire e discutere con i Comuni della zona sulla vicenda dei migranti. A dire il vero, Boffi sta facendo il giro del territorio proprio per cercare di trovare una soluzione con i sindaci, anche per porre le basi sui successivi provvedimenti da prendere.

Al momento i numeri nella regione non sono omogenei: c’è chi ha troppi migranti, chi ne ha pochi o addirittura zero. Ma se con il 2017 a Venezia è cambiato prefetto, nel frattempo non sono cambiate le idee dei sindaci. Tra gli argomenti sul tavolo c’è stato proprio lo Sprar; si tratta una rete di centri di “seconda accoglienza” destinata ai richiedenti e ai titolari di protezione internazionale.

Non comporta a un’assistenza immediata delle persone che arrivano sul territorio italiano, ma all’integrazione sociale ed economica. I Comuni interessati partecipano a un bando del ministero dell’Interno presentando un progetto, che poi dovrà essere vagliato. Si parla di accoglienza a singoli o famiglie in appartamenti o centri collettivi. E l’unico ad aprire la porta è Martellago; il suo sindaco Monica Barbiero ha ripetuto la posizione della sua maggioranza già emersa in un Consiglio comunale dello scorso novembre e l’ha ribadita l’altra sera.

«Boffi ci ha chiesto quale sia la nostra disponibilità», spiega Barbiero, «e da parte nostra si può ragionare, qualora ci fossero degli alloggi a disposizione. Credo che sia un modo per gestire e governare gli ingressi, anche perché lo Sprar mette dei paletti con le clausole di salvaguardia. Ma, per quanto ci riguarda, siamo in fase interlocutoria».

Invece Pianiga, Scorzè e Noale si sono dette contrarie; se per Giovanni Battista Mestriner (Scorzè) «il nostro pensiero non è cambiato e continuiamo a dire di no a questo modo di operare», Patrizia Andreotti (Noale) pone anche dei quesiti. «Intanto sinora», spiega «nessuna cooperativa ha avuto la disponibilità dei privati nel trovare degli spazi e poi dovrebbe essere il Comune a doverli cercare. Dopo 3 anni di Sprar cosa succederebbe? Queste persone diventerebbero residenti del nostro comune? Poi si metterebbero in lista d’attesa per gli alloggi popolari e già facciamo fatica. Senza dimenticare che gli stranieri ora presenti sono in difficoltà, pure da un punto di vista economico».

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