Rifiuti, l’Iva sulla Tia va restituita ai clienti. Giudici controVeritas
di Roberta De Rossi
VENEZIA. All'inizio furono le prime sentenze dei giudici di pace, a dare torto a Veritas e ragione agli utenti che contestavano di essere stati costretti a pagare l'Iva sulla Tia, una tassa sulla tariffa per l'asporto rifiuti. Poi ricorsi e sentenze sono diventate centinaia.
Ora , arrivano le prime conferme da parte del Tribunale civile di Venezia, al quale Veritas si è appellata per non essere costretta a mettere mano a casse già desertificate: l'azienda ha riscosso e l'azienda deve restituire, è la conclusione dei giudici. E nulla importa che l’abbia già girata all’Erario. Un terremoto per le casse di Veritas, che certamente l'azienda cercherà di procrastinare ricorrendo anche in Cassazione. «Un rischio contabile, perché prima o poi potrebbe arrivare un'amministrazione comunale che chiederà conto di questi soldi, una montagna, spesi in cause legali del tutto inutili», commenta l'avvocato Enrico Cornelio, che ha patrocinato i primi ricorsi vinti anche in appello, «perché la giurisprudenza, dalla sentenza 238 della Corte costituzionale del 2009 in poi, è chiarissisma e univoca, sulla non assoggettabilità all’Iva della Tia, perché manca una norma che lo preveda».
Dunque, la Tia è una tassa, tanto quanto è ora la Tarsu, perché mira a coprire non solo le spese di smaltimento dei rifiuti prodotti da ogni singolo utente, ma anche quelli che si trovano sui luoghi pubblici. E in quanto tassa, non vi si può pagare anche l'Iva sopra, come già accade dal 1 gennaio con l'introduzione della Tarsu (pur di per sé più onerosa). Di più, anche la normativa europea - con direttiva 2006/112 del Consiglio - esclude l’Iva su contributi ad enti pubblici o loro concessionari. E ora? Veritas fa spallucce. «Ricorreremo in Cassazione», è la risposta ufficiale dell'azienda, «perché abbiamo riscosso l'Iva per conto e su ordine dello Stato e allo Stato l'abbiamo subito versata: non abbiamo noi quei soldi e non appena il ministero del Tesoro li stanzierà, li resiutuiremo a tutti gli utenti, anche a quelli che non hanno fatto ricorso». Buon proposito, ma nel frattempo l’ordine del Tribunale è rimborsare l’Iva ai ricorrenti, perché non andava riscossa. Per ora si tratta di poche centinaia di euro a testa, ma prossimamente arriveranno le aziende e saranno centinaia di migliaia.
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