Rifiuti, a Venezia in 54 mila pagano per 170 mila
VENEZIA. A Venezia, ogni residente ha in carico i rifiuti di altri due “abitanti equivalenti”: turisti, studenti, pendolari (fino a 120 mila nelle giornate di punta), che trasformano una città di neppure 54 mila persone in una che produce immondizia anche per 170 mila, soprattutto per quanto riguarda plastica, lattine, imballaggi, avanzi di cibo finito in pattumiera. Con relativi costi di raccolta e smaltimento.
Ecco così spiegate le quasi 54 mila tonnellate di rifiuti raccolte nel 2016 tra calli e campi di Venezia, Murano e Burano: 870 chili per ognuno dei “veri” residenti in città. Uno sproposito se confrontato con i 529 di Mestre e la terraferma, e i 630 della media del Comune. Lontanissimi dai 456 chili a testa della media veneta e ai 497 italiani (dati Ispra e Arpa Veneto).
A dare i numeri è Veritas: «A livello di Comune di Venezia», osserva il direttore generale Andrea Razzini, «siamo una città di 280 mila abitanti, ma che produce rifiuti per 400 mila. Con una media pro capite che nella città storica è praticamente doppia di quella veneta».
Veritas parte da qui per fare il punto sulla raccolta differenziataa Venezia e per chiedere di fare più attenzione a cosa mettiamo nei sacchetto: perché se è vero che l’intera provincia è virtuosa con il 65,2% di rifiuti riciclati - in Italia, seconda d’un soffio solo a Milano - è pur vero che nella complicata e turistica Venezia si è solo al 25,8 per cento, contro una media del Comune al 53,8 (Lido e Pellestrina sono al 62 per cento).
«Si può fare molto di più nella città storica: possiamo facilmente raddoppiare questa percentuale», commenta Razzini, nel corso di una conferenza stampa dedicata proprio ai risultati del porta-a-porta, che l’8 maggio partirà anche a Castello, «se smettessimo oggi di differenziare, vedremmo le spese in bolletta aumentare di 11,5 milioni di euro: tanti ne risparmiamo di smaltimento, grazie al riciclo. Ma se la differenziata si facesse bene anche a Venezia, potremmo risparmiare facilmente altri 2,8 milioni e un altro mezzo milione al Lido-Pellestrina». Attualmente - dicono i dati - si potrebbero recuperare altre 31 mila tonnellate di rifiuti riciclabili, che invece finiscono nell’indifferenziata.
Bisogna prestare più attenzione a separare meglio i rifiuti. «I cittadini e i piccoli esercizi pubblici, i bar, i piccoli negozi differenziano bene», aggiunge Razzini, «ma i grandi produttori sono meno attenti. Per loro stiamo proponendo servizi personalizzati per una raccolta più puntuale, rivolta alle diverse categorie. Ci sono 15 mila tonnellate di imballaggi che si potrebbero riciclare facilmente più di oggi».
E si torna così ancora a parlare dell’impatto del turismo, si tratti di ristoranti, alberghi, grandi negozi (che pure pagano una bolletta più cara: il 55 per cento del valore delle bollette è coperto dalle utenze “aziendali”, il 45% da quelle domestiche) oppure delle migliaia di tonnellate di rifiuti lasciate in città “strada facendo”. «Abbiamo provato a sperimentare cestini con contenitori differenziati, anche separati come a piazzale Roma, ma non c’è niente da fare, il turista è “distratto», conclude Razzini.
Nel complesso, di tutti i rifiuti prodotti dai 51 Comuni serviti da Veritas, oltre il 65 per cento viene riciclato. Più del 78 per cento del restante viene trasformato in combustibile per la centrale Enel di fusina, 1,8 per cento come materia di recupero, quasi il 29% evapora come acqua avviata alla depurazione. Resta un 3-6 per cento avviato in discarica.
©RIPRODUZIONE RISERVATA
Riproduzione riservata © La Nuova Venezia