«Ridiamo un’anima a Porto Marghera»
«Mancavo da Porto Marghera da un po’ di anni e debbo purtroppo constatare che gran pare delle vecchie e inquinanti industrie chimiche e siderurgiche sono state chiuse e nulla di nuovo è nato al loro posto, vedo solo impianti pericolosi ancora da demolire, terreni imbottiti di contaminati tossici e cancerogeni che in mancanza di una totale messa in sicurezza continuano ad avvelenare la laguna di Venezia e impedire una rigenerazione economica all’insegna della sostenibilità ambientale ed energetica».
Mancata riconversione. Francesco Ferrante, ex direttore generale di Legambiente e oggi vicepresidente del Kyoto Club e fondatore di Green Italia, ha esordito con quest’amara constatazione ieri, in municipio a Marghera, aprendo l’incontro pubblico dal titolo “Innovazione e riconversione: chimica verde, il futuro è possibile” organizzato dal deputato Pippo Civati, fondatore e segretario del movimento “Possibile”, che ha richiamato a Marghera ambientalisti provenienti da Ravenna, Ferrara, Mantova, Porto Torres e Priolo, dove esistono altri petrolchimici. L’incontro è stato l’occasione per denunciare la «disastrosa situazione di abbandono in cui versano le aree e i canali industriali di Porto Marghera» ma anche per «rilanciare l’idea di un futuro possibile fatto di bonifiche, riconversione e innovazione tecnologica».
In municipio a Marghera era presente anche il deputato Pippo Civati , fondatore del movimento “Possibile”, che ha colto l’occasione per constatare che «anche a Venezia i politici, a cominciare da quelli che governano Comune e Regione, hanno girato la testa da un’altra parte e fanno finta di non vedere i drammatici problemi aperti e non risolti che continuano a causare danni alla salute dell’ambiente e dei cittadini di questo territorio».
La paralisi delle istituzioni. All’incontro sono intervenuti anche il docente di “Governo dell'ambiente” all’Università Bocconi e presidente di Green Management Institute , Francesco Bertolini, Alberto Bernstain, esperto in bonifiche ambientali di Porto Marghera ed ex consulente del Magistrato alle Acque, e l’ingegnere chimico veneziano Gilberto Scarpa. Nei loro interventi il comune denominatore è stato lo sconcerto per lo stato di paralisi in cui si trova Porto Marghera «spremuta, insiemne ai suoi lavoratori, come un limone dalle multinazionali chimiche e ora senza fabbriche, senza posti di lavoro, senza bonifiche e sicurezza idraulica e senza una regia delle istituzioni capace di avviare finalmente la riconversione produttiva sostenibile e capace di creare nuova occupazione».
L’innovazione possibile. «Conosco bene il Petrolchimico di Porto Marghera e quelli del resto d’Italia poiché ci ho lavorato», ha sottolineato l’ingegnere Gilberto Scarpa. «Qui ho visto i grandi impianti chimici chiudere uno ad uno senza alcun piano di produzioni alternative e innovative, senza bonifiche e una completa messa in sicurezza. Eppure, proprio qui a Porto Marghera sono state messe a punto e applicate tecnologie di bonifica e protezione ambientale all’avanguardia, capaci di eliminare pericolosi contaminanti con biotecnologie come le colonie di batteri e la fitodepurazione, che potrebbero fare scuola in tutto il mondo ed essere un nuovo volano per creare nuova e ancora più qualificata occupazione».
È intervenuto brevemente anche il segretario della Cgil veneziana, Enrico Piron, contestato da Antony Candiello dell’M5S veneziano che ha confermato i controlli avviati dal Prefetto di Venezia sul «mancato completamento della muraglia di marginamento, dopo la presentazione del nostro dossier» e ha ricordato quanto nel recente passato «i sindacati si sono ostinati a difendere cicli produttivi chimici e impianti vecchi, pericolosi, molto inquinanti ed economicamente non più redditizi che, puntualmente, sono stati chiusi e abbandonati».
Pippo Civati ha esortato a sua volta il sindaco Brugnaro, il governatore Zaia e il ministero dell’Ambiente a «cogliere l’anniversario dei 100 anni di Porto Marghera non per celebrare un passato pieno di contraddizioni ma per guardare ai futuri 100 anni con strategie innovative che possono fare di Porto Marghera la capitale di un nuovo sviluppo economico».
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