Ricerche a Ca’ Vio delle buranelle arriva anche l’archeologo forense
CAVALLINO. Ricerche sull’arenile di Ca’ Vio delle buranelle Paola Costantini e Rosalia Molin scomparse nel 1991: la Procura di Venezia ha incaricato anche un archeologo forense. Lo specialista proviene dal Labanof, acronimo che sta per “laboratorio di antropologia e odontologia forens” del dipartimento di Morfologia Umana e Scienze Biomediche dell’università di Milano, viene solitamente chiamato quando è ora di studiare resti umani rinvenuti da identificare. Nonostante gli inquirenti siano molto cauti nel fornire risultati e, a tre giorni dall’inizio delle indagini, neghino rinvenimenti, forse per non creare false aspettative nei parenti già straziati da oltre due decenni di sofferenze, questo incarico specialistico solitamente arriva quando si parte da una base di indizi da analizzare.
Di questo aspetto della riapertura del “cold case” di Cavallino-Treporti, come definiscono all’Fbi un caso prima archiviato e poi riaperto dopo decenni per risolverlo con più moderne tecniche investigative, ne ha parlato il programma televisivo “Chi l'ha visto?” che ieri sera alle 21 ha trasmesso su Rai Tre una diretta, che ha ricostruito da Cavallino-Treporti gli ultimi tre giorni di indagini intervistando i parenti di Burano, Lino, fratello di Paola Costantini, e Patrizia, sorella di Rosalia Molin, sulle loro aspettative.
Intanto anche ieri è andato avanti senza sosta l’approfondito monitoraggio della vasta area d’indagine da parte degli specialisti di archeologia forense del centro milanese incaricato dalla Procura di Venezia. Recintato ieri mattina con un lungo telone verde il lato di spiaggia rivolto verso il pennello a mare a sinistra dell’area transennata anche se, nell’arco della giornata, la squadra di 6-7 operatori, coordinata dalla Squadra Mobile, ha concentrato la sua attenzione soprattutto nei siti centrali della struttura ricettiva dove sono presenti nel terreno densità di colate di cemento anche di due tonnellate che sono state indagate secondo metodiche geofisiche che si basano sull’uso di rilevatori di conduttività del terreno e di resistenza del suolo, magnetometri, georadar penetranti il terreno. Solo le avverse condizioni meterologiche che a Cavallino-Treporti scaricheranno precipitazioni tra stasera e la serata di domani potrebbero interrompere le indagini.
Finora all’interno del cordone dunoso sulla porzione di spiaggia antistante il camping militare a cui si accede lungo via Delle Batterie dall’accesso a mare del camping “Boschetto”gli operatori specialisti hanno provveduto a dividere a settori di un metro quadrato ciascuno le aree d'indagine delimitandole mediante spaghi tesi sui picchetti piantati a terra per compiere carotaggi del terreno sabbioso, scavare e campionare terreno. Impiegati anche cani addestrati alla ricerca, miglior strumento conosciuto per questo tipo di indagini tanto che, secondo gli esperti, se i corpi si trovano in loco, alzano al 90% le probabilità di localizzarli.
©RIPRODUZIONE RISERVATA
Riproduzione riservata © La Nuova Venezia