«Ricerca difficile e pericolosa nella più completa oscurità»

CHIOGGIA. «Scendere nella stiva di quella nave è come muoversi nella cioccolata liquida: dopo meno di mezzora non si vede più nulla, neppure con le lampade». Basterebbero queste parole, del...

CHIOGGIA. «Scendere nella stiva di quella nave è come muoversi nella cioccolata liquida: dopo meno di mezzora non si vede più nulla, neppure con le lampade». Basterebbero queste parole, del caposquadra dei vigili del fuoco di Vicenza, Modesto Dilda, a spiegare le difficili condizioni in cui si è svolto il recupero del corpo di Giovanni Pretto. Dilda ha coordinato le operazioni eseguite da un gruppo di speleosub provenienti da varie sedi (Venezia, Vicenza, Bari, Roma, Viterbo) ed è a loro che si deve la possibilità, per la famiglia di Giovanni, di dargli sepoltura.

«Abbiamo eseguito le ricerche nella zona di poppa della nave», spiega il vigile del fuoco, «su indicazione del compagno di immersione di Giovanni. Lì ci sono locali di 70-90 metri quadri ma suddivisi in spazi più piccoli, laboratori, depositi, bagni, ecc. in cui ci si può muovere solo uno alla volta. Noi siamo andati in due, per ragioni di sicurezza, ma in fila indiana. Ogni movimento, poi, solleva la polvere in sospensione e, se all'inizio, anche grazie alle lampade, si vede qualcosa, in poco tempo bisogna muoversi al tatto. Noi usiamo il cosiddetto “filo di Arianna”, un rocchetto di filo che, ogni 2 o 3 metri, viene fissato, con un nodo di sicurezza, a un appiglio dello scafo, in modo da poter sempre tornare indietro. Ma il rischio peggiore è quello di perdersi. «Basta girarsi di lato, o sottosopra senza rendersene conto, per perdere completamente l’orientamento», dice lo speleosub. In quelle condizioni si può essere presi dal panico e consumare tutto l'ossigeno in poco tempo e, comunque, non averne abbastanza per riemergere è quasi inevitabile. A Giovanni potrebbe essere accaduto proprio questo. Il suo corpo, infatti, non era impigliato in qualche cavo o incastrato in qualche cunicolo. Per quanto hanno potuto capire i suoi colleghi, nell'oscurità di quella stiva, il corpo era libero da vincoli. (d.deg.)

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