Ricatto al parroco: in tre subito a processo
MARGHERA. Rito immediato, saltando l’udienza preliminare, per i tre autori del ricatto nei confronti di don Luca Biancafior, il parroco della chiesa del Gesù lavoratore di Marghera, dal quale secondo l’accusa si sono fatti consegnare alcune somme di denaro: se don Biancafior non lo avesse fatto sarebbero andati in giro a diffondere la falsa notizia che lui aveva avuto rapporti sessuali con loro e che li aveva pure violentati. Il pubblico ministero Lucia D’Alessandro ha chiesto e ottenuto dal gip Barbara Lancieri il giudizio immediato per Rosaria Marigliano, 44 anni, attualmente in carcere, per il compagno Antonio Firla, 64 anni, residente a Spinea e sottoposto all’obbligo di firma, entrambi difesi dall’avvocato Claudia De Martin; e per Francesco Celeste, 21 anni, il figlio di lei, pure lui in carcere, difeso dall’avvocato Florindo Ceccato. L’udienza è fissata per il prossimo 13 luglio. I tre sono accusati di estorsione. Il caso era scoppiato lo scorso novembre: Celeste era ospite da alcuni mesi nella canonica perché il parroco stava cercando di tirarlo fuori da un contesto familiare assai compromesso. Dopo i primi mesi però il ragazzo, d’accordo con la madre e il suo compagno, aveva cominciato a ricattare il giovane parroco, chiedendogli 3 mila euro, pena la divulgazione del fatto che era stato vittima di violenza da parte sua. Il prete, terrorizzato, gli aveva consegnato 2 mila euro. Inoltre il ragazzo era riuscito a farsi consegnare altri 900 euro, più alcuni monili d’oro. A differenza della madre e dell'amico, il ragazzo aveva deciso, dopo l’arresto, di raccontare, dal suo punto di vista, come era andata la vicenda. Raccontando, in sede di interrogatorio, che il parroco aveva avuto rapporti con minorenni, pur sapendolo innocente. Per questo il ventenne è accusato anche di calunnia nei confronti di Biancafior. Ora gli avvocati dei tre imputati avranno quindici giorni di tempo per decidere se patteggiare la pena, o chiedere il giudizio abbreviato che, in caso di condanna, garantirebbe loro lo sconto di un terzo della pena. L’episodio dell’estorsione al parroco della chiesa del Gesù Lavoratore, una parrocchia di frontiera impegnata per i più poveri e per l’integrazione, aveva portato tutta la comunità a stringersi intorno a don Luca, manifestando solidarietà.
Riproduzione riservata © La Nuova Venezia