Ribaltata la sentenza carabiniere condannato
La Corte d’appello, condannandolo a 16 mesi di reclusione, ha ribaltato la sentenza con la quale il giudice veneziano Alberto Scaramuzza aveva assolto un carabiniere dal grave reato di peculato. Il magistrato aveva assolto il militare dell’Arma Matteo G. perché il fatto non sussiste: era accusato di essersi appropriato di un bracciale d’oro di considerevole valore che una signora aveva consegnato al carabiniere in servizio a San Zaccaria dopo averlo raccolto sulla strada. Durante l’udienza preliminare il pubblico ministero aveva chiesto la condanna a due anni, ma il giudice aveva sposato le tesi della difesa.
I fatti risalgono al 2008, quando una signora, residente in un paese della provincia, si era presentata dai carabinieri di San Zaccaria con un pesante bracciale d'oro in mano. Aveva raccontato di averlo raccolto da terra e di aver immediatamente deciso di consegnarlo in caserma, visto che qualcuno lo aveva sicuramente perso senza accorgersene. Il militare di servizio quel giorno l'aveva ringraziata e le aveva spiegato che l'avrebbero consegnato all'Ufficio oggetti smarriti del Comune di Venezia, con la segnalazione del nome di chi lo aveva consegnato. Se nessuno si fosse presentato a reclamarlo, passati 13 mesi e un giorno quel bracciale d'oro sarebbe stato suo. La signora, che era in centro storico per una passeggiata, era tornata a casa. Naturalmente le era stata consegnata una fotocopia del verbale in cui era riportato il ritrovamento e la consegna, verbale sottoscritto da lei e dal carabiniere che lo aveva stilato. Un anno dopo la signora aveva richiamato i carabinieri e anche l'Ufficio oggetti smarriti di Ca'Farsetti: i primi, stando alla sua versione, le avrebbero dato risposte vaghe, sostenendo che comunque nessuno era passato a riprendersi il bracciale, mentre in Comune le avevano risposto che nessun bracciale era stato consegnato. Solo nel novembre 2009, quando ormai i 13 mesi e un giorno erano già scaduti, era stata chiamata dal Comune di Venezia: le avevano spiegato che il braccialetto da lei ritrovato era giunto all'Ufficio oggetti smarriti. Tornata a Venezia, però, la signora si era accorta che al posto del bel bracciale d'oro, con incisa il nome Jolanda, c'era un braccialettino di valore enormemente inferiore a quello che lei aveva ritrovato. Tra l’altro era sparito anche il verbale del ritrovamento firmato dalla donna e dal carabiniere. A quel punto aveva presentato un esposto alla magistratura. Il militare ha sempre sostenuto che il bracciale d'oro trovato dalla signora sarebbe andato perso e che lui stesso avrebbe acquistato un altro braccialetto, di minor valore, per sostituirlo, consegnando quest'ultimo con ritardo all'Ufficio oggetti smarriti del Comune.
Giorgio Cecchetti
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