«Riapriamo le case chiuse» la campagna parte dal Veneziano

La consigliera Erika Baldin (M5S) lancia la sfida da Chioggia e presenterà una mozione in Regione : «Solo così possiamo spronare il Parlamento, basta con lo sfruttamento del corpo femminile»
04/12/2011 Canton Ticino. I frontalieri del sesso. Nella foto prostituta in una camera d'albergo
04/12/2011 Canton Ticino. I frontalieri del sesso. Nella foto prostituta in una camera d'albergo

CHIOGGIA. Parte da Chioggia la battaglia del Movimento Cinque stelle per riaprire le case chiuse. A quasi sessant’anni dalla Legge Merlin – approvata nel febbraio 1958 – che ha sancito la chiusura delle case di tolleranza, un’altra donna, un’altra chioggiotta, la consigliera regionale grillina Erika Baldin, prende l’iniziativa sullo stesso tema. Ma lo fa in senso diametralmente opposto.

Baldin sta infatti preparando una mozione da presentare in Regione per spronare successivamente il Parlamento a legalizzare il fenomeno della prostituzione.

Da cosa nasce questa iniziativa?

«Ce lo chiedono i nostri iscritti, con insistenza. Noi siamo in costante dialogo con i militanti del Movimento grazie alla rete, alla piattaforma “Lex iscritti”, con cui ci arrivano segnalazioni e suggerimenti. Nell’ultimo periodo l’argomento che ha ricevuto più sottoscrizioni è quello della necessità di mettere ordine a un fenomeno, quello della prostituzione, che oggi rappresenta una piaga».

Si tratta di un suggerimento nazionale, come mai la crociata parte dal Veneto?

«L’istanza è nazionale, ma nel mio primo anno di mandato anche dal territorio ho ricevuto segnalazioni simili. Credo che abbia senso far partire la proposta da Chioggia dato che proprio da Chioggia è nato il problema visto che la senatrice Lina Merlin fu la prima firmataria della legge per abolire le case chiuse nel 1958. Ora dallo stesso territorio voglio iniziare il percorso, con l’obiettivo contrario però».

Altri suoi colleghi regionali stanno facendo altrettanto?

«Non ho avuto riscontri in tal senso. Io farò la mia parte presentando, a giorni, una mozione al Consiglio regionale per impegnare la maggioranza a fare pressioni, assieme a noi, sul Parlamento dato che il governo Renzi si mostra sempre disinteressato alle proposte popolari. Poi se arriveranno altri mozioni regionali tanto meglio, avremo maggiori possibilità di finalizzare il nostro obiettivo. L’ideale comunque sarà far muovere i nostri parlamentari in modo che il percorso si attivi a Roma dove la via per presentare un disegno di legge è più celere. I canali quindi saranno due».

Soltanto una prostituta su quattro esercita sulla strada
La mappa della prostituzione nel Veneziano

La sua proposta ha suscitato un vespaio. Molti ritengono che legalizzare la prostituzione permetta allo Stato di lucrare sullo sfruttamento del corpo femminile.

«Sono posizioni di falso perbenismo che cozzano con la realtà. Queste ragazze sono controllate da racket mafiosi, picchiate e seviziate se non ottengono un certo guadagno al giorno, sono praticamente ridotte in schiavitù. Se il fenomeno sarà regolamentato dallo Stato renderemo più decorose le strade, ma soprattutto renderemo libere queste donne e i soldi non andranno alle organizzazioni mafiose, ma entreranno in una certa parte nelle casse pubbliche».

Molti ritengono che sia una proposta di stampo fascista che ci riporta indietro nel tempo.

«Chi parla così lo fa per moralismo, in molti casi di facciata. Le prostitute esistono da sempre e sempre esisteranno. Si tratta di capire se vogliamo che il fenomeno sia deregolamentato e lasciato alla regia della mafia o se vogliamo mettere ordine come del resto hanno fatto molti stati europei. Sulle modalità ne discuterà il Parlamento cercando il sistema migliore per dare delle regole, ma di sicuro così non si può andare avanti».

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