Rianimazione, stanze singole e privacy totale
La struttura è destinata a diventare la nuova piazza, con bar, negozi e agenzia viaggi
MESTRE. Il Nom, nuovo ospedale di Mestre, è un labirinto. Impossibile non perdersi, a parte chi ci ha lavorato dentro per quattro anni. L'accesso ai piani è, per il momento, ancora interdetto. Nella giornata di ieri ci si è limitati a un breve tour illustrativo. I pannelli con la legenda, però, erano già stati installati. Lettere e colori diversi (A azzurro, B fucsia, C giallo, D verde, E beige) a indicare i settori e la «strada giusta» da prendere. Alla hall si arriva dal parcheggio salendo una scala mobile. E qui ci si ritrova all'improvviso all'interno di una sorta di palm house, isole di piante sotto l'ampia vela-vetrata. Ma potrebbe essere anche la hall di un albergo di lusso o la sala d'attesa di un aeroporto internazionale. Benevenuti al Nom.
L'ospedale più bello d'Europa è diventato finalmente realtà. «Se fossimo un condominio potremmo consegnare le chiavi - ha detto ieri il direttore generale Antonio Padoan - E' un'opera d'altro livello e ci sono ancora collaudi e verifiche da fare». Poi ci sarà il trasloco. La piena operatività si avrà a Pasqua 2008.
Qualche numero.
Il Nom è costato 238 milioni di euro (54 per cento a carico dei privati, il restante 46 a carico del pubblico, Regione e Asl). saranno 680 posti letto (di cui 54 per dozzinanti) distribuiti in 350 stanze a uno o due letti, 21 sale operatorie, 25 posti letto per dializzati, 20 culle. I reparti saranno distribuiti in cinque piani di degenza, dal terzo al settimo. Raggiungibile con i mezzi pubblici (autobus e Sfmr, in netto ritardo sulla tabella di marcia) e in auto, dotato di piazzola per l'elicottero, il nuovo ospedale sarà dotato di parcheggio a pagamento per i visitatori (535 posti) e per il personale (557). Ci sarà poi, a pochi passi, il nuovo edificio della Fondazione Banca degli occhi.
La piazza.
Ma la struttura non sarà «soltanto» un ospedale. «E' una struttura immersa nella natura, con giardini terapeutici e sensoriali - ha sottolineato Padoan - E' un luogo rivolto ai cittadini». Non solo ai pazienti, dunque. La hall del Nom di fatto ambisce a rappresentare la nuova piazza, il nuovo punto di incontro. Sono già visibili, ancora vuoti e protetti per il momento da pareti in vetro, le «ali» commerciali della hall. La lista dei concessionari e la suddivisione delle aree, per il momento, restano riservate. Di certo si sa che ci sarà spazio per il settore sanità- benessere: una parafarmacia, una sanitaria, un ottico. Ci sarà poi un fiorista e un'edicola: fiori e giornali saranno particolarmente graditi dai pazienti. Gli altri spazi saranno occupati da un ristorante con almeno un centinaio di coperti, un bar che si svilupperà su circa 250-300 metri quadri e, probabilmente, anche una pasticceria. Non solo. Chi salirà le scale mobili potrà anche ritirare soldi al bancomat e, volendo, entrare in un'agenzia viaggi e prenotare la vacanza. Siamo fuori da core business sanitario. Perfettamente dentro, invece, i meccanismi del project financing. Senza questo corollario non si sarebbero i posti letto e le tecnologie. Insomma: il top dell'offerta sanitaria si sposa con un'ambiente bello, piacevole, assolutamente extra-ospedaliero, destinato a diventare un punto di ritrovo e riferimento per tutti.
Dettagli.
Qualche medico, ieri, ha storto il naso guardando i pannelli esplicativi e leggendo chirurgy come pretesa traduzione inglese di surgery. «Ma questa sarà una prova per l'inaugurazione, li cambieranno» ha auspicato. Qualcun altro, leggendo la dislocazione di degenze e ambulatori, ha confessato tutto il proprio stupore: «Ma come? questo non doveva esserci e invece c'è. Quest'altro doveva essere al sesto piano e me lo ritrovo al settimo». Dettagli, appunto. Altri hanno confessato di non sapere ancora nulla su tempi e modi del trasloco. Verrà anche il loro tempo.
A servizio del paziente.
Il Nom si pretende a servizio del paziente. Un piccolo esempio lo illustra Fabiano Turetta, primario di Rianimazione. «All'Umberto I ora abbiamo stanzoni con diversi posti letto ciascuno per un totale di 17 posti letto - dice - Qui avremo 24 posti letto. Ma, soprattutto, ogni paziente avrà la sua stanza. Il familiare potrà stare solo con lui. C'è una pre-sala in cui il paziente viene preparato, e una post-sala in cui i pazienti, dopo essere stati operati, potranno essere accompagnati al risveglio». Oggi, all'Umberto I, spesso vengono rimandati interventi programmati perché non ci sono posti letto in Terapia intensiva. «Qui non succederà» assicura Turetta.
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