Revocato il braccialetto anti-stalker
Debora ha paura del suo ex marito, accusato di picchiarla e perseguitarla. Dorme da mesi con il divano piazzato davanti alla porta di casa, nel terrore di una nuova aggressione.
Da venerdì la sua paura è cresciuta, se possibile.
Per ordine del tribunale di Venezia, il suo ex marito non deve più indossare il braccialetto elettronico anti-stalker: così se si avvicina alla distanza di sicurezza imposta dal giudice - 250 metri - non c’è più nessun allarme che l’avvisa.
Troppo invasivo per la vittima. Sarà così fino al 30 marzo, alla sentenza del processo per maltrattamenti, per i quali è stata chiesta una condanna di un anno e mezzo.
Ma non c’è stato modo di evitare questa decisione.
Non c’è stata dichiarazione che abbia convinto il giudice a non revocare la misura cautelare. L’unica del genere applicata in Italia: su 20 braccialetti anti-stalker a disposizione del ministero dell’Interno, solo uno, fino a due giorni fa era stato attivato. Ed era proprio questo, in provincia di Venezia. Ma il pubblico ministero è arrivato in aula sostenendo che il dispositivo elettronico di controllo a distanza degli stalker è troppo invasivo per la vittima. A differenza del braccialetto elettronico ordinario, che interessa solo la persona sottoposta a provvedimento restrittivo, il braccialetto anti-stalker coinvolge anche la vittima.
L’allarme che suona. Infatti si compone di due elementi: una cavigliera elettronica, che consente (tramite una centrale gestita da Telecom) di monitorare in ogni momento dove si trovi la persona accusata di maltrattamenti o comportamenti persecutori; un dispositivo, simile a un cellulare, consegnato alla vittima.
Il dispositivo viene tarato in modo da mettersi a suonare non appena lo stalker si avvicina a una distanza inferiore a quella stabilita dal giudice. L’allarme suona in contemporanea sia alla donna che alle forze dell’ordine incaricate della sorveglianza della persona sottoposta alla restrizione. E più si avvicina, più il suono dell’allarme si fa intenso. In modo che la vittima possa scappare.
Meglio il bracciale della paura.Ora, secondo il pubblico ministero e secondo il giudice, imporre alla vittima di violenza la convivenza forzata con l’allarme è troppo.
Anche perché il dispositivo emette un “beep” ogni minuto per dimostrare di essere in funzione. Ma questo suono è anche un monito costante alla donna di essere “sotto protezione” e controllo.
Tuttavia, Debora fa mettere a verbale dal suo legale, l’avvocato Matteo Lazzaro, che «il sistema è certamente fastidioso. Può risultare un disturbo anche per le bambine, ma d’altra parte mi fa sentire più sicura». Malgrado il suono fastidioso, il braccialetto elettronico per Debora in un mese è diventato una garanzia di sicurezza.
La certezza che l’ex marito non è più nei paraggi. Che non tenterà più, come in passato, di forzare la porta di casa o di seguirla. «Noi ci siamo opposti alla revoca del braccialetto elettronico - conferma l’avvocato Lazzaro - perché la mia cliente sente che le può garantire una sicurezza costante».
Divieto di avvicinamento. Il giudice, però, ha deciso diversamente. E ha fatto durare l’esperimento del braccialetto elettronico un mese. Decidendo di proteggere la donna dall’ex marito con un altro provvedimento: ha disposto il divieto di avvicinamento dell’uomo alla ex moglie a una distanza minima di 250 metri.
Non si potrà avvicinare né alla casa della donna, né a quella degli ex suoceri, né della ex cognata. In generale non potrà avvicinarsi a nessuno dei luoghi frequentati dalla ex moglie, neppure alla scuola delle figlie.
Il fatto è che la donna non potrà più sapere se l’ex marito si trova nei paraggi, perché non avrà più in borsa il dispositivo che fa scattare l’allarme.
Braccialetto elettronico con Gps. L’uomo, però - precisa l’avvocato Lazzaro - dovrà indossare un braccialetto elettronico dotato di gps. Un braccialetto elettronico che gli consente di muoversi liberamente perché non è agli arresti domiciliari. Deve solo evitare i luoghi frequentati dalla moglie.
La sorveglianza è affidata ai carabinieri che devono intervenire nel caso in cui dalla centrale venga segnalata una violazione della distanza minima di sicurezza alla ex compagna. Ma se la donna è in giro, in luoghi pubblici, negozi, resta sempre il dubbio che la violazione non sia stata volontaria.
O almeno così si potrà dire, a meno che il marito non venga rintracciato nei pressi di una delle abitazioni alle quali non si può avvicinare. Ma anche in quel caso, c’è da sperare che la pattuglia sia nei dintorni, visto che la distanza da coprire in fretta è di 250 metri.
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