«Revocate subito la concessione demaniale»
Interrogazioni alla Camera e interventi di Comune e Anpi: «Non si scherza con la storia»
SOTTOMARINA . La prima reazione è stata quella dei partigiani: già in mattinata hanno chiesto la revoca della concessione demaniale di Punta Canna. Una concessione che, da pochi anni, non è in testa al gestore, Gianni Scarpa, ma a una società, la Summertime srl. In ogni caso l’Anpi sottolinea come la natura demaniale del terreno su cui sorge lo stabilimento, non permetta a Scarpa di rivendicare l’argomento “casa mia” per sostenere le sue esternazioni mussoliniane e autoritarie.
Anche la giunta comunale ha messo le mani avanti avvertendo che «se ci saranno infrazioni alla normativa, profili penalmente rilevanti o irregolarità nella struttura» dice il vicesindaco Marco Veronese «il Comune interverrà immediatamente. Abbiamo dato tutto il supporto necessario alla Questura e alla Digos nelle prime verifiche del caso. La notizia di reato è già all’attenzione dell’autorità giudiziaria».
«La nostra polizia locale» conclude il vicesindaco «farà tutti gli approfondimenti del caso, poi partiranno le sanzioni se, per quanto di nostra competenza, dovessero risultare problemi o irregolarità. Naturalmente se dovessero emergere davvero situazioni simili a quelle descritte dalla stampa, la condotta del titolare sarebbe da condannare di sicuro».
Ma la vicenda è rimbalzata anche a livello nazionale. Il deputato padovano, Giulio Marcon, capogruppo Si alla Camera, ha definito «inammissibile» la situazione e presentato un’interrogazione urgente per chiedere «l’immediato intervento del governo affinché si attivi per i reati di omofobia e apologia del fascismo e per la revoca della concessione al titolare dello stabilimento trasformato in un fortino fascista».
Il deputato Pd Walter Verini, ha ricordato che oggi «approda in aula alla Camera la legge che istituisce il reato di apologia di fascismo. È necessario approvare questa legge: non si tratta di colpire opinioni, atteggiamenti folcloristici e di pessimo gusto, ma comportamenti che sono veri e propri atti di incitamento alla violenza, alla sopraffazione».
(d.deg.)
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