Restituzione sgravi, decine di coop a rischio

Lettera del sindaco all’assessore regionale Manzato: «Serve un intervento politico»

CHIOGGIA. Non si è trattato di aiuti di Stato ma, semmai, di risarcimenti. E negarlo ora significa condannare a morte certa decine e decine di cooperative che sono l'ossatura economica del comparto della pesca.

È la tesi che il sindaco di Chioggia, Giuseppe Casson, sostiene da tempo e in base alla quale sta cercando di ottenere un «intervento politico» della Regione (ma anche del Governo nazionale e della Commissione europea, se sarà necessario) che chiuda la questione degli sgravi contributivi concessi alle imprese veneziane (e chioggiotte) negli anni 1994 – 1996. Sgravi che, nel 1999, la Commissione europea aveva classificato come «aiuti di Stato», chiedendone la restituzione.

E proprio in questi giorni l'Inps ha incaricato Equitalia di provvedere al recupero, anche coattivo di queste somme che, ormai, interessi compresi, sfiorano i dieci milioni di euro. Finora, quindi, tutti gli appelli delle istituzioni e i ricorsi presentati dalle associazioni di categoria, non sono valsi a risolvere il problema. Proprio per questo Casson invoca, rivolgendosi all'assessore regionale alla pesca, Franco Manzato, di unire le forze per trovare una soluzione politica. Non si tratterebbe di un “favore” per un comparto già in grosse difficoltà, ma di riconoscere la “ratio” di quegli sgravi che si inseriscono nel quadro degli interventi promossi dalla Legge speciale per Venezia, con la quale lo stato italiano, a suo tempo, aveva riconosciuto il «deficit strutturale» di cui la laguna e le zona contermini soffrono rispetto alle altre aree del Veneto e del Paese. Insomma Venezia, Chioggia e il suo hinterland sono partiti svantaggiati, quanto a sviluppo economico, e l'aiuto serviva a metterle in pari, non a favorirle rispetto alle altre aree geografiche del Veneto. La restituzione di quegli aiuti, poi, avrebbe il paradossale effetto di penalizzare le imprese (in gran parte cooperative della pesca, alcune non più esistenti) che li avevano ricevuti causandone la scomparsa definitiva. «È urgente e ormai improcrastinabile», scrive Casson, «portare il problema all'attenzione della più alte cariche dello Stato. Non può essere considerato una questione marginale e locale perché stiamo rischiando di compromettere la vita della seconda flotta peschereccia per rilevanza nazionale. Non possiamo correre il rischio di lasciare a casa decine di lavoratori con gravissime ripercussioni sulle famiglie». Diego Degan

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