Restauri e manutenzioni 50 milioni in dieci anni

Dal Ministero arriverà un milione per la sicurezza da dividere con Palazzo Ducale e il Patriarcato. I costi maggiori riguarderanno la pavimentazione musiva

VENEZIA. Cinquanta milioni di euro nei prossimi dieci anni. È quanto la Procuratoria di San Marco si propone di investire nei prossimi dieci anni per i restauri e la manutenzione della Basilica, una “fabbrica” in continua attività e che l’istituzione veneziana finanzia per ora con le sue sole forze.

«Non riceviamo contributi pubblici, nonostante le nostre richieste e l’importanza oggettiva della Basilica come bene monumentale anche per lo Stato italiano» spiega il primo procuratore marciano Carlo Alberto Tesserin «e per questo dobbiamo fare tutto da soli, anche se ringraziamo il Provveditorato alle opere pubbliche del Triveneto per il sostegno all’intervento in corso per l’isolamento dell’ingresso della Basilica dalle acque alte, che dovrebbe concludersi entro l’anno e che speriamo preluda anche a un intervento che riguardi l’intera impermeabilizzazione di Piazza San Marco. L’unico contributo che riceveremo a livello ministeriale arriverà dai Beni Culturali. Si tratta di un milione di euro - per la sicurezza - che dovremo però dividere con il Patriarcato e con Palazzo Ducale. Con la quota che ci spetta non potremmo nemmeno affrontare l’intervento di restauro del grande rosone di destra della Basilica, che guarda verso il cortile del Ducale, da tempo in precarie condizioni. Ma i costi maggiori, anche nei prossimi anni, riguarderanno la pavimentazione musiva, delicatissima e a rischio consunzione, che richiederà ingenti investimenti per il suo mantenimento, legati anche a una manodopera specializzata non facile da trovare e da formare, per interventi di questa delicatezza».

Già nel suo bilancio 2017, la Procuratoria di San Marco ha previsto oltre 5 milioni e 100 mila euro di fondi per i restauri, accantonandone oltre 2 milioni e 400 mila euro, proprio in previsione dei futuri interventi. Dei duemila metri quadrati di pavimento della Basilica di San Marco, solo un quinto è interamente originale. Quasi ovunque i restauri ottocenteschi e del primo Novecento hanno inserito pietre “moderne”, pur rispettando alla lettera il disegno originale dell’XI secolo.

Un tappeto di pietra dai disegni raffinati e simbolici. 2099 metri quadrati suddivisi nei due settori dell’Opus sectile, con le figure geometriche di origine (“koinè”) occidentale e adriatica. E l’Opus tessellatum, con motivi floreali e di animali.

Ma il suo mantenimento - nonostante le guide di tessuto su cui i turisti sono obbligati a camminare proprio per non calpestare le parti più delicate e preziose del pavimento musivo - diventa sempre più costoso.

Proprio per questo e di fronte all’aumento costante dei visitatori, destinato a proseguire anche nei prossimi anni, la Procuratoria marciana punta necessariamente ad aumentare i suoi introiti legati alla visita, senza introdurre un vero e proprio biglietto a pagamento generalizzato - sul quale la Curia e la stessa Conferenza episcopale italiana sono da tempo contrari - ma facendo almeno pagare la comodità di visitare la Basilica senza code, per chi viene per turismo e non per ragioni di culto.(e.t.)

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