Restauratori, dopo 20 anni arriva l’albo

Tanti ne sono serviti alla commissione ministeriale dei Beni culturali per mettere fine all’odissea di 27 artigiani veneziani

Un’odissea durata vent’anni. Una storia tutta italiana, che ha sinora pesantemente penalizzato gli artigiani e – nello specifico – una categoria essenziale per la salvaguardia di Venezia come città storica dall’eccezionale patrimonio artistico: quella dei restauratori. Di dipinti, di affreschi, di marmi, legno, di qualsiasi arte e architettura. «Dopo un’attesa quasi eterna, finalmente i 27 restauratori che hanno bottega a Venezia avranno un’identità», racconta Enrico Vettore, responsabile delle categorie, formazione e sviluppo d’impresa della Confartigianato, «dopo tutto questo tempo, infatti, la commissione di esperti istituita presso il ministero dei Beni culturali ci ha comunicato di aver completato l’elenco dei restauratori di Beni culturali, ossia il riconoscimento ufficiale della specifica figura professionale abilitata ad effettuare interventi di conservazione e restauro del patrimonio storico artistico tutelato come bene culturale».

Vent’anni per riconoscere la professionalità di artigiani e imprese responsabili di interventi delicati e preziosi, che in tutto questo tempo sono rimasti appesi al filo dell’incertezza, perché da una parte il Codice per gli appalti prevede l’obbligo per i partecipanti alle gare per interventi di restauro e recupero edilizio di essere iscritti all’apposito registro, ma dall’altra il tempo ministeriale s’allungava sempre più. In aggiunta, il recente Codice dei beni culturali stabilisce che solo chi esce da determinati percorsi di studio – dall’Istituto centrale del restauro a Roma, dall’Opificio delle pietre dure di Firenze e pochi altri – possa ora accedere all’elenco. Non vale l’esperienza maturata sul campo. «Per questo si era fatta ancora più snervante l’attesa di questi artigiani», prosegue Vettore, «che magari non hanno fatto questo percorso, ma che certamente hanno acquisito negli anni una grande conoscenza della materia: tagliati fuori dalla norma, avevano ancor più necessità di veder riconosciuta la loro posizione. In scacco – in questo ventennio – 27 restauratori artigiani veneziani. Singoli ed imprese che in questi anni hanno lavorato in un continuo stato di stress, vivendo in una sorta di limbo fatto di incertezze, di rischio di discriminazioni, che non dava certo serenità. Alle gare partecipavano, ma in assenza del titolo previsto dalla legge e sempre in attesa delle decisioni della commissione ministeriale, dovevano produrre ogni volta nuova documentazione che attestasse le loro competenze, con impegno di tempo e sempre con l’incertezza di essere esclusi per un vizio di forma. Finalmente, tutto è andato per il meglio e gli artigiani veneziani potranno iniziare a lavorare per salvare il patrimonio storico culturale della città». Un iter lunghissimo e costellato di “incidenti” di percorso: il ministero ha dovuto fare ben cinque proroghe, rinnovando di volta in volta le commissioni. Il tutto, aggravato dalla crisi, che ha investito anche questo settore: a commissionare i lavori sono soprattutto gli enti pubblici i cui finanziamenti, nel tempo, sono andati assottigliandosi. E di conseguenza le gare d’appalto. Ora, la buona, attesa notizia, anche se – in realtà – la vicenda non è ancora del tutto conclusa: ogni artigiano dovrà ora ricevere il suo titolo di iscrizione, verificati gli ultimi documenti. «La beffa», conclude Vettore, «è che questi valenti artigiani, in molti casi dopo una vita di lavoro e di esperienze, hanno dovuto aspettare 5 lustri per veder riconosciute le proprie capacità e la propria professionalità. Aspettiamo ora il decreto attuativo e la pubblicazione dell’elenco sul sito del ministero: speriamo che lo faccia in tempi rapidi».

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