Restano gravissime le condizioni di Pavan: avrebbe ucciso con premeditazione

Una zia di Emilia: "Era una donna generosa,  sempre a fianco del marito, nei lutti e nella malattia"
La salma di Emilia Casarin portata via dopo l'omicidio
La salma di Emilia Casarin portata via dopo l'omicidio

MIRA. «Mia nipote Emilia era una donna di grande generosità e aveva affrontato tutte le difficoltà della vita sempre insieme al suo compagno Gianfranco. Non riesco a credere che sia potuta morire in questo modo».

A parlare così è Giovanna Casarin 86 anni zia di Emilia la donna di 66 anni uccisa con un colpo di pistola a bruciapelo alla nuca sparato dal suo compagno che poi ha tentato il suicidio. 

La vittima, nell’area di Olmo Trescievoli, era conosciuta con il soprannome di “Emilietta”. Una zona di campagna fra Borbiago e Marano ai confini con il comune di Mirano. Nei decenni scorsi Emilia Casarin aveva anche diretto una scuola di taglio e cucito e poi aveva lavorato come portinaia alla Marchi Marano, la storica fabbrica di acido solforico. «Mia nipote», racconta la zia, «era una donna davvero in gamba e a modo. Stette vicino al marito Gianfranco quando subì ripetutamente i lutti causati dalla morte di tutti e tre i figli avuti nel matrimonio precedente. Mia nipote non lo ha mai lasciato solo un momento lo ha sempre seguito anche quando faceva pesanti cicli di chemioterapia, era pronta a rincuorarlo e a fargli forza».

Omicidio a Mira: un anziano ha ucciso la compagna di una vita e poi ha tentato il suicidio
I carabinieri in forze sul luogo del delitto (foto Pòrcile)

Gianfranco Pavan, 75 anni, resta ricoverato in gravissime condizioni nel reparto di Rianimazione dell’ospedale dell’Angelo di Mestre. Le sue condizioni sono stabili ma permangono gravissime e si dispera per lui. Dopo aver ucciso la sua compagna Emilia Casarin, di 66 anni, con un colpo di pistola a bruciapelo alla nuca, Pavan ha provato a togliersi la vita rivolgendo l’arma verso se stesso e sparandosi un colpo in bocca.

Del caso si stanno occupando i carabinieri della Compagnia di Mestre, diretti dal comandante Antonio Bisogno che ha subito fornito sabato tutte le indicazioni utili al pubblico ministero di turno, il magistrato Antonia Sartore.

"Era un uomo tranquillo segnato dalla morte di tre figli"

Il fatto che nell’abitazione della coppia non siano stati trovati segni di una collutazione o di una lotta tra i due, lascia pensare che Pavan abbia agito con premeditazione uccidendo la compagna senza lasciarle il tempo di reagire. Quasi sicuramente, questa è l’impressione degli investigatori, la donna non si sarebbe accorta della sorte terribile che il compagno, sofferente da tempo per un tumore e in preda alla depressione, aveva deciso per porre fine alla loro vita.

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